Hey readers,
oggi vi porto un bellissimo romanzo che parla di mafia e di degrado, ma al tempo stesso di lotta e rivalsa; basato sulla vita di un personaggio realmente esistito Don Pino Puglisi.
“Ciò che inferno non è” racconta la storia di don Pino Puglisi attraverso gli occhi del giovane Federico, uno dei suoi studenti nel liceo in cui insegna. Durante l’estate il nostro protagonista rinuncia a un meraviglio viaggio-studio in Inghilterra dopo aver scoperto l’immenso potenziale e la grande gioia che riesce a trarre dall’aiuto dato al professore. Provenendo da una famiglia palermitana benestante inizialmente è sconvolto quando si ritrova a girare per il quartiere di Brancaccio, si sente per la prima volta come se non conoscesse la sua città e fosse sempre vissuto in una “nuvola” per tutta la vita! Durante l’estate il poeta (come fede viene chiamato da suo fratello) si troverà a rinnegare gli amici di una vita vedendoli in un’ottica diversa e astiosa; inoltre si innamorerà di una ragazza del quartiere, Lucia, che pur vivendo in una realtà diversa dalla sua ha molti aspetti che la legano al ragazzo (per esempio l’amore per i libri). Mediante lo sviluppo emotivo e di consapevolezza del ragazzo ripercorreremo anche le tappe biografiche che hanno portato all’uccisione del prete che combatteva la mafia (ovviamente non consideratelo uno spoiler perché è un dato di fatto indipendente dal libro).
Nel libro troviamo una nota ampiamente culturale che ho apprezzato molto: ho notato molte descrizioni della città di Palermo e della sua conformazione, da aggiungersi a un’ampia digressione storica sui vari popoli che conquistarono ed abitarono l’isola (es. come la chiamavano, quali caratteristiche apprezzavano e dove costruivano i loro palazzi).
I bambini possono dimostrare quanto, in quella situazione sociale, sia importante e potente il gruppo nell’orchestrare le loro azioni e nel porre leggi non scritte che sono necessariamente seguite per stare con gli amici. E’ molto commovente come spesso bambini piccoli soffrano nel fare determinate azioni (es. tirare calci al cane morente).
Riesce a contestualizzare a pieno come la mafia (o le organizzazioni criminali in generale) sia in grado di prendere il controllo di un territorio che viene abbandonato o messo da parte dalle istituzioni statali e come spesso gli stessi enti statali si prestino a favorire associazioni di stampo mafioso e persone d’ “onore”.
Ho apprezzato moltissimo la forte rivalsa sociale che si respira tra le pagine, non tanto come realtà effettiva, quanto come speranza, come desiderio che i personaggi rincorrono, ognuno a modo suo…
Un libro veramente bello sia per conoscere la storia e la realtà attraverso una storia che non va ad essere pesante quanto una biografia, sia per concedervi a una lettura emozionante, sconvolgente e da lacrime!
Caterina