Hey readers,
oggi vi porto uno dei classici del Natale, nonché uno dei primi approcci con un autore di estrema rilevanza, quale Charles Dickens. Mi scuso per non aver parlato di questo libro nel periodo natalizio, ma non sono dell’idea che un libro che parla di Natale si possa leggere solo a Natale! Opere di estrema bellezza come queste sono un evergreen tutto l’anno! Questo testo fa parte di una serie dei Libri di Natale che include anche Le campane, Il grillo del focolare, La battaglia della vita e Il patto col fantasma.
“Canto di Natale” è un breve racconto composto di cinque parti. Nella prima troviamo un presentazione del protagonista, l’avaro Ebenezer Scrooge, in cui esploriamo quelle che sono le sue abitudini e la sua figura di “antieroe” del Natale; a questo si aggiunge l’apparizione del defunto socio in affari, Marley, che lo avverte dell’arrivo dei successivi fantasmi e del loro scopo. Nel secondo capitolo si palesa il Fantasma del Natale Passato, il cui compito è quello di ricordare a Scrooge periodi della sua giovinezza e della sua infanzia, portandolo a riflettere su come, col passare degli anni, sia diventato ingiustamente freddo e crudele. A seguire abbiamo il Fantasma del Natale presente che mostra al protagonista la dilagante miseria e povertà che caratterizza la sua epoca, soprattutto quella del suo commesso, un pover uomo con una numerosa famiglia a carico, che si impegna immensamente nel lavoro pur ricevendo un misero compenso. Per ultimo abbiamo il Fantasma del Natale Futuro che mostra a Scrooge la triste fine che lo attenderà se non cambierà il proprio modo di comportarsi, gli fa vedere la sua morte e la sua tomba. In conclusione abbiamo il ravvedimento causato dall’incontro con gli spiriti, un finale positivo che dimostra il cambiamento in positivo, quasi eccessivo e utopistico del protagonista. Tutto il racconto si svolge tra la notte della vigilia di Natale e la mattina successiva, anche se il protagonista è convinto che siano passate diverse notti.
Il libro incarna a pieno tutti quelli che sono i valori di generosità e bontà che solitamente caratterizzano il periodo natalizio. Devo dire che solitamente non amo questa visione un po’ utopistica del bene; infatti ho apprezzato che Dickens tratti gli argomenti in maniera realistica, per esempio descrivendo quella che era la vera realtà del tempo. In questo modo ci troviamo davanti non solo a una raccolta di valori e insegnamenti, ma anche a una lampante testimonianza del periodo storico dell’autore (personalmente trovo la Londra ottocentesca uno dei luoghi più affascinanti di sempre).
Nonostante si tratti di un libricino molto breve non vi consiglio di sottovalutarlo! la narrazione è molto densa, a tratti quasi complessa e traspaiono le grandi capacità descrittive dell’autore che, anche per dettagli molto banali, riesce a parlarne così bene che ci sembra di essere catapultati, anche solo per un attimo, dentro la narrazione.
Studiando la storia dell’opera posso dirvi che è da apprezzarsi la motivazione; Dickens, come in molte altre sue opere, ha scritto per indignazione verso la situazione dei poveri e verso la loro emarginazione. Scopriamo, perciò, che il libro del Natale per eccellenza è in realtà un romanzo di denuncia sociale relativamente crudo.
La parte che ho preferito è indubbiamente la descrizione della famiglia di Bob Cratchit, il commesso del Signor Scrooge, mi ha commossa molto la loro famiglia. Fa riflettere come davanti a una povera cena possa comunque sbocciare tanta felicità. A far riflettere il lettore è soprattutto il piccolo Tim, il più giovane figlio di Bob, malato e affetto da un grande handicap fisico che molto probabilmente non riuscirà a raggiungere l’età adulta.
Caterina