Hey readers,
oggi vi porto un grande classico moderno di cui non potevo fare a meno ancora per molto…
“Il grande Gatsby” ovvero l’età del jazz: luci, party, belle auto e vestiti da cocktail, ma dietro la tenerezza della notte si cela la sua oscurità, la sua durezza, il senso di solitudine con il quale può strangolare anche la vita più promettente. Il giovane Nick Carraway, voce narrante del romanzo, si trasferisce a New York nell’estate del 1922. Affitta una casa nella prestigiosa e sognante Long Island, brulicante di nuovi ricchi disperatamente impegnati a festeggiarsi a vicenda. Un vicino di casa colpisce Nick in modo particolare: si tratta di un misterioso Jay Gatsby, che abita in una casa smisurata e vistosa, riempiendola ogni sabato sera di invitati alle sue stravaganti feste. Eppure vive in una disperata solitudine e si innamorerà insensatamente della cugina sposata di Nick, Daisy… Il mito americano si decompone pagina dopo pagina, mantenendo tutto lo sfavillio di facciata ma mostrando anche il ventre molle della sua fragilità. Proprio come andava accadendo allo stesso Fitzgerald, ex casanova ed ex alcolizzato alle prese con il mistero di un’esistenza ormai votata alla dissoluzione finale.
La caratteristica principale della stesura dell’opera è quella di essere immensamente descrittiva e dettagliata. Gran parte della narrazione, soprattutto nella parte iniziale, si concentra sul descrivere un ambiente lontano dal lettore, uno spazio che sembra fuori dal tempo e dallo spazio, un’epoca sfavillante, al limite del reale. Leggendo si riesce ad immaginare e vedere quello che accade – anche se un film riuscirebbe ad incarnare a pieno questa “aria irreale e magica”.
Devo dire che è immensamente interessante assistere alla distruzione di un personaggio, a come questo nasca dal niente e nel niente finisca, totalmente abbandonato da chi doveva volergli bene. Ci tengo a citare una mia vecchia lettura “Lo scrittore solitario“, un romanzo emergente e innovativo che trae grande ispirazione da questo testo.
Nel complesso si tratta di un classico maestoso che incarna un’epoca lontana, travolta dal denaro e dalle apparenze, ma al contempo priva dimorale e interesse reale per le persone. Ma, dal mio punto di vista personale, non ha fatto per nulla per me, quindi non ha fatto molto breccia nel mio cuore…
Caterina