Shining | S. King

Hey readers,

come potevamo non parlare di uno dei più grandi libri di Stephen King? Eccovi qui il maestoso libro!

“Shining” è uno dei re indiscussi dell’horror. Ci troviamo all’Hoverlock Hotel, un maestoso albergo, che domina le alte montagne del Colorado e situato a 65 chilometri dal più vicino centro abitato. Qui, Jack Torrance, ex insegnante disoccupato con problemi di rabbia e alcolismo si trova ad assumere il ruolo di guardiano nel periodo di inattività della struttura, ossia l’inverno quando l’albergo si circonda di neve e rimane completamente isolato dal resto del mondo. Con lui ci sono la dolce Wendy, sua moglie e il figlioletto Danny di appena cinque anni. E’ proprio intorno allo sveglio bambino che tutte le forse sovrannaturali e i fantasmi che popolano l’Hoverlock si direzionano. Danny, infatti, possiede quella capacità che nel testo originale è definita “shining” ossia il potere di percepire squarci di futuro, ma soprattutto di passato; ed è proprio il passato della struttura che molto velocemente inizierà a bussare alla mente del bambino, servendosi del padre (che a sua volta possiede un piccolo “shining“) per appropriarsi di questa forza. Danny però dovrà farcela da solo, aiutandosi con il sostegno inizialmente scettico della madre, con le visioni date dal suo amico-immaginario Tony e con i consigli del cuoco dell’albergo, che non appena arrivato ha sentito i suoi poteri.

Una nota immensamente interessante è la storia dell’Hoverlock, un albergo che nell’ambientazione del libro ha appena una settantina/sessantina di anni racchiude nelle sue pareti una marea di ricordi e di eventi che ricostruiscono la realtà americana. Ad essere sincera i “fantasmi” che lo popolano sono una delle cose che mi ha incuriosita di più.

Tocca anche molte tematiche che possiamo definire attuali. Una tra tutte l’alcolismo, un problema di cui non è comune sentire parlare e che viene spesso sottovalutato. E’ interessante perchè tratta tutto quello che è il processo e i fattori che portano alla dipendenza, per non parlare di tutte quelle che sono le difficoltà per uscirne, molto bello!

I personaggi che ho più apprezzato sono Wendy e Dick (il cuoco). La prima pur apparendo fragile e spaventata cerca in ogni modo di farsi forza e lotta con tutte le sue forze, prima per mantenere a galla il suo matrimonio e poi per salvare suo figlio. Il secondo è un personaggio buono e amichevole che cerca in ogni modo di aiutare il bambino a gestire quelle che sono pressioni troppo forti per un bambino.

L’unica nota negativa sono le descrizioni – ovviamente necessarie – ma che rallentano troppo la lettura e talvolta fanno scivolare via la paura che si instaura nel lettore. Pensavo, infatti, che il manoscritto fosse perfettamente descritto per trarne il film perfetto che dimezzando i tempi avrebbe aumentato l’ansia, proprio per questo i cambiamenti di Kubrick mi hanno un po’ delusa.

Caterina

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Il nome della Rosa | U. Eco

Hey readers,

vi porto un vero e proprio gioiello… un libro che ho consumato e di cui mi sono perdutamente innamorata!

“Il nome della Rosa” è un giallo storico ambientato nel 1327. La storia ci viene narrata dall’anziano monaco Adso da Melk, che ricorda al lettore i fatti che avvennero per 7 giorni nel monastero benedettino in cui si recò insieme al suo maestro Guglielmo da Baskerville durante il suo periodo di noviziato. Attraverso i propri ricordi, Adso, ripercorre le vicende storiche che caratterizzavano il periodo (ad esempio la Cattività Avignonese) per poi arrivare a spiegare come lui e il suo insegnante (ex inquisitore) furono chiamati dall’abate del monastero per risolvere quello che sembrava un apparente suicidio. Nonostante le capacità investigative di Guglielmo, il mistero non sarà di facile risoluzione visto che tra le mura dell’abbazia sembrano esserci più segreti che attimi di fede; infatti ogni monaco sembra nascondere qualcosa all’inquisitore e il mistero più grande si cela dietro le mura della biblioteca. Questa polverosa parte dell’abbazia è preclusa alla maggior parte dei visitatori e, tra i suoi scaffali, sembra celare grandi segreti nascosti sotto false e cristiane spoglie. La vicenda è costellata di narrazioni di eventi storici, excursus sugli usi e costumi del pericolo e tante… anzi tantissime informazioni che lasceranno ammaliato il lettore.

Da dove posso iniziare? Questo libro è un afrodisiaco inno alla cultura, alla sapienza e all’amore per la storia. Da grandissima amante della narrativa storica (che ha appena trattato il periodo storico del testo nel proprio percorso di studi) non posso dire altro che sono rimasta ammaliata dalla narrazione. Indipendentemente dall’aspetto del giallo (che è molto molto carino!) il solo contesto del libro vale a pieno la sua lettura. Sfogliando queste pagine il lettore è in grado di sentirsi letteralmente tra le mura del monastero benedettino ed assaporare la realtà che lo circonda quasi fosse reale.

Mi rendo conto che si tratta di una lettura che a primo impatto può spaventare un lettore (a seconda dell’edizione andiamo dalle 500 alle 600 pagine di una narrazione fitta e densa), ma vi posso assicurare che non vi renderete nemmeno conto del passare del tempo. L’autore riesce a descrivere tematiche “pesanti” coronandole di tanta cultura e sapere da renderle indimenticabili e indispensabili. [onestamente, a diversi giorni dalla conclusione della mia vorace lettura, ancora mi chiedo come Umberto Eco sia riuscito a immagazzinare e rielaborare così bene delle conoscenze così dettagliate]

Ci tengo a fare una giusta precisazione: pur essendo un testo bello, formativo e interessante, non mi sento di consigliarlo proprio a tutti. Sono dell’idea che per apprezzarlo a pieno sia necessario un piccolo ripasso “scolastico” che vada a puntualizzare tutti gli aspetti che l’autore da per scontato (per esempio il funzionamento di un monastero medievale, la pedagogia del ‘300, un ripasso di latino visto che alcune frasi non sono state “tradotte”,…).

Nonostante ciò vi invito a buttarvi e sperimentare una lettura indubbiamente diversa dal solito, capace di catapultarvi in un’altra epoca e catturarvi (soprattutto se siete un po’amanti dei gialli molto intriganti) fino all’ultima pagina; che si concluderà con quello che mi sento di definire un finale spunto di riflessione, senza tempo e meraviglioso.

Caterina