Il rogo di Berlino | H. Schneider.

Hey readers,

oggi vi porto una biografia davvero travolgente…

“Il rogo di Berlino” si apre a Vienna nel 1971. Una giovane donna, Helga, ritrova la madre che nell’autunno del 1941 l’aveva abbandonata a Berlino insieme al fratello neonato Peter, per arruolarsi nelle SS. La madre di Helga è sempre più convinta delle sue idee e si rivela essere nostalgica del periodo in cui faceva la guardiana nel campo di concentramento di Birkenau. Come la madre non l’ha voluta all’epoca, questa volta è Helga che decide di non volere più sua madre e si allontana. La narrazione si sposta a Berlino, nel 1942. Helga racconta, a cinquant’anni di distanza, la sua infanzia passata nella guerra. Privata dell’affetto dei genitori, Helga ha solamente il nonno Opa, che la adora e le fa vivere quei giorni come un’avventura, alla ricerca ossessiva del cibo e dell’acqua come se fosse un gioco. La sua storia, contemporanea a quella della Germania devastata dalla guerra e dal Nazismo, si affianca a quella del Terzo Reich.

Ho letto molto nell’ambito della Seconda Guerra Mondiale sia dal punto di vista italiano che straniero, ho letto di lagher e partigiani; ma questa è la prima volta che affronto l’argomento dalla prospettiva della popolazione berlinese, una delle più colpite dalla guerra, dilaniata durante il conflitto e assoggettata anche dopo la fine della guerra. Sono certa che sia per questo motivo che ho trovato la storia di Helga immensamente interessante e struggente!

Ad aggravare la posizione della bambina alla guerra si aggiungono la fame e la paura, la mancanza di affetto e la “perdita (se così può essere definita)” di entrambe le figure genitoriali. L’abbandono della madre mi ha colpita però la freddezza e il distacco che, anche dopo anni, permane nella donna; una donna interessata unicamente al nazismo, totalmente disinteressata verso i due figli piccoli. Il padre, pur non avendo direttamente lasciato la propria famiglia, nella maggior parte del libro si trova al fronte, fa ritorno solo per sposare l’odiosa matrigna; Helga trascorre con lui del tempo alla fine della guerra, ma non riuscirà mai ad instaurarvi un vero rapporto.

In conclusione mi sento di consigliare assolutamente questo testo, soprattutto ai più giovani. E’ importante toccare con mano l’orrore chela guerra può causare perché possa imprimere nella mente di tutti cosa quest’ultima può causare. Una lettura che apre gli occhi e scalda il cuore!

Caterina

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La canzone di Achille | M. Miller

Hey readers,

oggi vi porto uno dei libri più chiacchierati e acclamati dell’ultimo anno, un libro visto ovunque su TikTok, Instagram, Youtube e qualsiasi altro blog immaginabile!

“La canzone di Achille” è un focus romanzato su due personaggi dell’Iliade di Omero. La narrazione si concentra sul punto di vista di Patroclo (il personaggio che a scuola viene spiegato come il “cugino di Achille”) che ci racconta la storia dell’aristos achaion (il migliore tra i Greci) che si intreccia con la propria. Patroclo Meneziade, principe figlio di Menezio, sin dalla nascita attira su di sè il disprezzo del padre deludendo costantemente le sue grandi e ridicole aspettative. Durante l’infanzia uccide accidentalmente il figlio di un nobile del regno e per questo viene rinnegato dal padre, perde il trono e il nome che ne consegue e viene inviato presso la corte di Ftia. Il re Peleo – valoroso guerriero premiato e apprezzato dagli dei – lo accoglie tra i suoi orfani che vengono educati come abili guerrieri. Lì, per la seconda volta dopo i giochi di Oponte, incontra il principe Achille Pelide, il grande e promettente semidio figlio dello stupro di Teti da parte di Peleo. Sin dalle prime occhiate tra i due si instaura un rapporto senza precedenti, che li manterrà uniti fino alla morte e anche dopo. Ma saranno molti gli ostacoli che si metteranno tra loro, prima fra tutti la ninfa Teti, come gli altri dei, la guerra, i principi e le Moire…

Sin dall’inizio la narrazione è scorrevole e travolgente, posso dirvi che ho letto quasi 400 pagine in una sola giornata, quindi potete capire quanto la Miller sappia tenere qualcuno attaccato alle pagine. Si tratta senza ombra di dubbio di un bellissimo romanzo da cui traspaiono le competenze in lettere classiche dell’autrice, ma ci tengo a puntualizzare che in quanto storia romanzata sulla base dell’Iliade e di altri testi classici, perciò alcuni aspetti del testo prendono spunto dalla fantasia stessa della scrittrice. Insomma, è un libro fantastico, ma a livello di ricerca e studio non prendetelo come oro colato!

Nel testo troviamo tanti personaggi che ostacolano apertamente e fortemente l’amore dei protagonisti; trovo che sottolineando questo aspetto si vada ad enfatizzare maggiormente la forza del loro rapporto, che così risulta un qualcosa di epico. Giusto per dirlo il personaggio di Teti è da prendere a schiaffi!

Ovviamente tutti conoscono la storia di Achille, quindi è abbastanza logico che io dica che entrambi i personaggi moriranno, ma vi informo che fino all’ultimo secondo spererete di aver studiato male a scuola! Non posso considerare uno spoiler parlarvi del finale quindi… è struggente e toccante, descritto con grande maestria e consapevolezza delle emozioni.

Ho aspettato tanto per cedere a questo libro, tendo a stare lontana dai fenomeni letterari e a non farmi attirare solo perchè sento parlare ovunque di questo testo. Alla fine non sono riuscita a resistere davanti alle diffuse vibes greche. Concludendo vale assolutamente la pena!

Caterina

Il nome della Rosa | U. Eco

Hey readers,

vi porto un vero e proprio gioiello… un libro che ho consumato e di cui mi sono perdutamente innamorata!

“Il nome della Rosa” è un giallo storico ambientato nel 1327. La storia ci viene narrata dall’anziano monaco Adso da Melk, che ricorda al lettore i fatti che avvennero per 7 giorni nel monastero benedettino in cui si recò insieme al suo maestro Guglielmo da Baskerville durante il suo periodo di noviziato. Attraverso i propri ricordi, Adso, ripercorre le vicende storiche che caratterizzavano il periodo (ad esempio la Cattività Avignonese) per poi arrivare a spiegare come lui e il suo insegnante (ex inquisitore) furono chiamati dall’abate del monastero per risolvere quello che sembrava un apparente suicidio. Nonostante le capacità investigative di Guglielmo, il mistero non sarà di facile risoluzione visto che tra le mura dell’abbazia sembrano esserci più segreti che attimi di fede; infatti ogni monaco sembra nascondere qualcosa all’inquisitore e il mistero più grande si cela dietro le mura della biblioteca. Questa polverosa parte dell’abbazia è preclusa alla maggior parte dei visitatori e, tra i suoi scaffali, sembra celare grandi segreti nascosti sotto false e cristiane spoglie. La vicenda è costellata di narrazioni di eventi storici, excursus sugli usi e costumi del pericolo e tante… anzi tantissime informazioni che lasceranno ammaliato il lettore.

Da dove posso iniziare? Questo libro è un afrodisiaco inno alla cultura, alla sapienza e all’amore per la storia. Da grandissima amante della narrativa storica (che ha appena trattato il periodo storico del testo nel proprio percorso di studi) non posso dire altro che sono rimasta ammaliata dalla narrazione. Indipendentemente dall’aspetto del giallo (che è molto molto carino!) il solo contesto del libro vale a pieno la sua lettura. Sfogliando queste pagine il lettore è in grado di sentirsi letteralmente tra le mura del monastero benedettino ed assaporare la realtà che lo circonda quasi fosse reale.

Mi rendo conto che si tratta di una lettura che a primo impatto può spaventare un lettore (a seconda dell’edizione andiamo dalle 500 alle 600 pagine di una narrazione fitta e densa), ma vi posso assicurare che non vi renderete nemmeno conto del passare del tempo. L’autore riesce a descrivere tematiche “pesanti” coronandole di tanta cultura e sapere da renderle indimenticabili e indispensabili. [onestamente, a diversi giorni dalla conclusione della mia vorace lettura, ancora mi chiedo come Umberto Eco sia riuscito a immagazzinare e rielaborare così bene delle conoscenze così dettagliate]

Ci tengo a fare una giusta precisazione: pur essendo un testo bello, formativo e interessante, non mi sento di consigliarlo proprio a tutti. Sono dell’idea che per apprezzarlo a pieno sia necessario un piccolo ripasso “scolastico” che vada a puntualizzare tutti gli aspetti che l’autore da per scontato (per esempio il funzionamento di un monastero medievale, la pedagogia del ‘300, un ripasso di latino visto che alcune frasi non sono state “tradotte”,…).

Nonostante ciò vi invito a buttarvi e sperimentare una lettura indubbiamente diversa dal solito, capace di catapultarvi in un’altra epoca e catturarvi (soprattutto se siete un po’amanti dei gialli molto intriganti) fino all’ultima pagina; che si concluderà con quello che mi sento di definire un finale spunto di riflessione, senza tempo e meraviglioso.

Caterina

La Chimera | S. Vassalli

Hey readers,

oggi vi parlo di un libro che mi è entrato nel cuore sin dalle prime pagine e che sicuramente entrerà nella mia top 10 libri del 2021!!

“La Chimera” è una via di mezzo tra un romanzo storico e un vero è proprio testo di testimonianza di un’epoca. Il libro è una vera e propria ricostruzione storica basata sui documenti del processo alla “Strega di Zardino”, ossia Antonia Spagnolini, una giovane abbandonata alla nascita davanti a una struttura per bambini orfani, infatti, il suo stesso cognome, si tratta di un’ipotesi sulla sua origine basata su un aspetto tipicamente riconducibile ai soldati spagnoli che stanziavano a Novara. Antonia, dopo essere cresciuta nella Casa Pia, circondata da rigide regole e un’ambia gamma di valori cattolici (anche se spesso gli adulti che la circondano sono i primi a mostrarsi corrotti dalla realtà del tempo), viene adottata dai coniugi Nidasio, Bartolo e Francesca, una coppia di contadini residenti nell’oggi scomparso paese di Zardino. E sarà proprio la realtà del paesino della Valle del Sesia a condannare sin da subito la nostra giovane protagonista. L’aspetto di Antonia la etichetta sin dal primo istante come “stria”– appellativo dialettale riconducibile al concetto di strega. La situazione va sempre più peggiorando all’arrivo di Don Teresio, che caccia il finto prete don Michele che aveva condotto la comunità verso una religione molto più laica e perciò peccaminosa. Il nuovo parroco possiede quella che possiamo definire come una visione religiosa eccessivamente integralista, dedita alla continua preghiera e ogni minima variazione dalle sue idee è considerata un peccato tale da condannare agli inferi. In una tale atmosfera come può Antonia, caduta in un abbaglio di leggerezza giovanile, non diventare il perfetto capro espiatorio del suo tempo?

Vi posso assicurare che ho follemente amato questo libro!!

La narrazione è molto incalzante, pur essendo densa e costellata di informazioni e fatti storici. Il leggero filo di ironia con cui Vassalli descrive i fatti alleggerisce quelle che si rivelano essere pesanti piaghe del tempo e questo è indubbiamente piacevole.

Dal punto id vista storico, se vi piace il genere, con questo testo andate sul sicuro. Ogni piccolo aspetto della società che circonda Antonia è ampliamente analizzato in chiave sociologica e storica, vengono fatti riferimenti a molteplici personaggi celebri del 1600, troviamo trascritte molte parti in latino (che veniva ancora usato negli ambienti clericali) e parti delle Gride (ossia le leggi del tempo – devono il loro nome al fatto di essere divulgate gridando nelle pubbliche piazze). Da amante di tutte queste sfaccettature ho sottolienato e “post-ittato” gran parte delle pagine!

Un altro aspetto veramente molto interessante, per quanto tragico sia, è tutta la narrazione ripresa direttamente dagli atti processuali per quanto riguarda gli interrogatori, il processo e la condanna. E’ riprovevole come le testimonianze siano state manipolate dall’Inquisizione per condannare Antonia, anche se un fatto ancora peggiore è come molti dei testimoni volontari dell’accusa abbiano totalmente distorto quello che “credevano di aver visto” basandosi su un pregiudizio comune alimentato nelle chiacchiere delle comare.

Nel complesso è un libro veramente toccante, soprattutto nella parte finale (sì, sto ammettendo di aver pianto!), l’autore riesce a trascrivere quello che è il carattere dei personaggi, umanizza i co-partecipanti alla storia di Antonia (un esempio perfetto è il boia che per ideologia condivisa dovrebbe essere un personaggio “cattivo”, in realtà i rivela un soggetto pieno di umanità e compassione). Non posso fare altro che consigliarvi di partire immediatamente per questo entusiasmante/commovente viaggio in un piccolo paese (oggi perduto) nel novarese del 1600.

Caterina

La fidanzata d’America | G. Cafari Panico

Hey readers,

oggi vi porto una bellissima collaborazione con muselunghe, una pagina Instagram a cui fa capo un’associazione culturale che promuove e produce cultura sostenendo ogni Musa.

“La fidanzata d’America” è la storia di Ada e di un matrimonio molto complicato. Ci troviamo in Abruzzo nel 1920, quando il fratello della nostra protagonista viene riaccompagnato a casa direttamente con la carrozza reale, essendo diventato il confessore ufficiale della Regina del Regno d’Italia. Nicola è stato costretto a rientrare visto che la sua situazione sanitaria è in continuo peggioramento per la scheggia che, durante la Prima Guerra Mondiale (mentre faceva il cappellano al fronte), lo ha colpito alla gamba. Al suo ritorno apprende che la cara sorella è ufficialmente fidanzata con un ragazzo della zona, un apprendista sarto parente di briganti locali. Nonostante il padre abbia dato il consenso formale, sia lui che la matrigna, che tutta la famiglia sono altamente contrari e cercano di fare di tutto per farle cambiare idea. Infatti, al disonore generale si unisce anche il fatto che il ragazzo si sia trasferito in America per cercare lavoro e abbia promesso di raccogliere il denaro per far espatriare anche Ada. Tutta questa situazione porterà la nostra protagonista a riflettere molto sulla propria situazione e alla fine dovrà decidere. [per sapere cosa decide dovete assolutamente leggere il libro]

Alcuni dei primi capitoli sono molto brevi e come sapete è una cosa che mi piace molto perché la lettura si può facilmente interrompere senza perdere il segno. Ho apprezzato pienamente anche la copertina che è molto minimalista ed io vado pazza delle edizioni fatte così!

Mi è piaciuta la contestualizzazione storica: l’ho trovata molto dettagliata, specifica e veritiera, è un approccio molto diretto a una visione culturale che si può risentire solo nei racconti dei nonni. Tra le altre cose, non avevo mai letto un libro ambientato in Abruzzo e per me è stata una piacevole novità per tutti gli accenni al paesaggio.

Mi ha colpita la figura del fratello perché da tutta la popolazione locale è percepito come una persona straordinaria, di grandissimo rispetto e, in parte, attribuisce un valore superiore alla sua famiglia. Ada, però, ne parla come di una persona normale, con malumori, sofferenze e vizi, percependolo come il giovane troppo vicino alla morte che effettivamente si trova davanti ogni giorno.

SPOILER: per quanto riguarda la scelta finale della protagonista sono stata molto combattuta e non so se ho apprezzato molto la sua decisione, sono riuscita a capire che le sue scelte erano mosse dal desiderio di fuggire da una situazione familiare tremendamente pesante e oppressiva, ma non so se, alla fine, i suoi sentimenti fossero così reali o se fosse un modo di accontentare un po’ tutti!

Caterina

Una questione privata | B. Fenoglio

Hey readers,

Oggi vi porto una meravigliosa lettura partigiana, che fa parte della categoria che può rientrare nei classici moderni.

“Una questione privata” si apre con Milton, un giovane studente partigiano che si reca, mettendo in pericolo sé e il suo compagno, nella casa in cui si è innamorato. In questa elegante villa di campagna ha abitato (per un breve periodo necessario a proteggersi dai bombardamenti a Torino) Fulvia, una giovane ragazza di cui il nostro protagonista si è perdutamente innamorato. La custode della casa lo lascia entrare pur sapendo chi è perché aveva sempre provato molta tenerezza per il ragazzo. La donna gli racconta degli strani incontri che avvenivano tra la signorina e Giorgio, un amico del ragazzo. Milton viene pervaso da un fortissimo desiderio di sapere se i suoi sospetti e quelli della governante fossero sensati e si decide di andare a fare una visita al ragazzo che fa il partigiano presso il suo vecchio gruppo. Solo che la ricerca si rivelerà più difficile del previsto…

Ho apprezzato l’alternarsi tra presente e flashback del passato anche se spesso non erano divisi molto e ci mettevo qualche riga a percepire il cambiamento temporale.

Mi ha colpito molto questo libro perché si addentra in una realtà molto delicata (quella dei partigiani appunto) attraverso l’espediente dell’amore e della scoperta di questo segreto.

Il libro è a modo suo crudo e diretto, quasi freddo verso una realtà che è tutto fuorché una cosa facile da descrivere e metabolizzare. Questo particolare rende l’impatto letterario ancora più forte!

Oltre al contesto partigiano, è affascinante l’analisi e lo sviluppo personale del protagonista, le sue emozioni sono tremendamente vere e giovanili; fortemente in contrasto con la durezza della vita che ha scelto di condurre, che è pericoloso, “illegale” e densa di crudeltà.

Sono bellissimi l’ospitalità e l’affetto rivelati dalle persone de luogo che incontrano i partigiani. Tutti sono disposti a dar loro una mano, molti hanno figli o nipoti partigiani a loro volta e, nonostante la diffusa povertà, cercano sempre di sfamare e accudire questi giovani. [SPOILER: mi ha colpita anche la scena in cui i partigiani si trovano a casa della maestra fascista e devono scegliere cosa fare di lei!].

Caterina

Il quartiere | V. Pratolini

Hey readers,

oggi vi porto un libro molto interessante dal punto di vista sociale, in più è ambientato nella mia amata Firenze (quindi come potete non leggerlo?).

“Il Quartiere” è la storia di un gruppo di ragazzi che vivono in un quartiere popolare di Firenze. A narrarci la storia è Valerio, membro del gruppo e protagonista effettivo. Tutti i ragazzi, oltre a vivere la povertà e le ristrettezze del “Quartiere”, hanno tutti situazioni familiari molto difficili (il padre di Giorgio è stato arrestato come diffidente, quello di Carlo è morto in guerra e la madre a preso uno stile id vita non curante dei figli, Gino ha ceduto a una relazione omosessuale per mantenersi, lo stesso Valerio è orfano di madre) Non posso dirvi molto della trama in quanto è un libro molto breve e denso di fatti. La trama ripercorre la vita dei ragazzi dai quindi anni (quindi i primi amori, il lavoro e le prime responsabilità) sino ai venti/ventidue anni (dopo il servizio militare e quando tutti cercano di formarsi una famiglia). La storia è ambientata nel periodo che ruota attorno alla guerra in Etiopia (siamo quindi negli anni trenta) e in maniera similare all’Amica Geniale evidenzia quanto il quartiere in cui si nasce può influenzare la vita > che inizia e finisce nei confini del Quartiere.

E’ un testo ricco di riflessioni e ragionamenti che fanno trasparire le idee dell’autore stesso sia sulla società del quartiere sia sulla situazione politica (es. le idee dei vari personaggi nei riguardi della guerra). Collegandoci a questo punto possiamo dire anche quanto i personaggi siano perfettamente bilanciati: rappresentano tutte le situazioni e le tipologie familiari ce potevano verificarsi in quel periodo storico, contestualizzando le opinioni di tutti.

A tutti i personaggi, nei vari capitoli, vengono dedicate delle focalizzazioni delle loro vite che servono via via che si va avanti nella lettura ci aiutano a capire meglio le azioni e i sentimenti che muovono i ragazzi nelle loro scelte.

Potete trovare moltissime citazioni a Firenze che descrivono dettagliatamente gli ambienti, le vie e gli spazi della città (che a tratti possono risultare quasi noiose) che sono carine sia che siate “stranieri” alla città perché permette di immaginare i vari spazi sia che conosciate Firenze perché potreste trovare descritti su carta che conoscete o potete visitare.

Tra le pagine trovate moltissimi pezzettini di canzoni popolari che sono molto affascinanti se soprattutto cercate (come ho fatto io!) su Youtube i testi originali cantati perché contestualizza ancora di più l’ambiente che crea l’immaginazione durante la lettura.

Spoiler Ho apprezzato moltissimo le lettere che si scambiano Valerio e gli amici quando il ragazzo è in leva, ma ancora di più la conversazione tra Valerio e Marianna (nelle ultime pagine) che riescono a riassumere a pieno il concetto di Quartiere popolare e umile e di come le persone percepiscano l’idea di abbandonarlo (anche per qualcosa di migliore) come una follia!

Caterina

Saga de L’amica geniale vol.1 – L’amica Geniale| E. Ferrante

Hey readers,

oggi vi porto il primo capitolo di una saga che ha fatto scalpore ed è diventata famosissima ossia la “Saga dell’Amica Geniale (che si compone di L’amica Geniale, Storia di un nuovo cognome, Storia di chi fugge e chi resta e Storia della bambina perduta)”.

“L’amica Geniale” racconta, attraverso gli occhi di Lenù, la storia della sua vita e di quella di Lila; queste due bambine, cresciute in un quartiere popolare di Napoli nel primo dopoguerra, avranno due vite molto diverse, mantenute unite dalla realtà e l’ambiente che le ha forgiate. La nostra protagonista fin da subito si afferma come una ragazza studiosa e diligente che fa di tutto per non deludere le aspettative degli altri sulle sue capacità e con l’aiuto della maestra delle elementari (Oliviero) riesce a convincere i genitori a farla studiare nonostante lo sforzo economico, dandole una possibilità di riscatto. Lila (o Lina) pur essendo ancora più brava dell’amica arriverà fino all’esame di quinta elementare, visto che la famiglia non poteva e non voleva affrontare le spese scolastiche; nonostante ciò la ragazza continuerà a studiare da sola, con l’aiuto della biblioteca pubblica del maestro Ferraro, mostrandosi sempre un passo avanti a Lenù che frequenta scuole tradizionali. Le nostre ragazze avranno una vita difficile, segnata da un ambiente crudo e povero che influenzerà tutte le loro vicissitudini. La serie ripercorre, appunto tutto lo svolgimento delle loro vite e questo primo capitolo si conclude verso i sedici/diciassette anni.

Non avevo mia letto niente dell’autrice ed ho scelto questo libro per la sua fama: non mi ha assolutamente delusa, perché dal punto di vista della scrittura è veramente perfetto scorrevole e non troppo denso, perfetto per leggere argomenti interessanti e “pesanti” con un’assoluta leggerezza (per intenderci leggete 50 pagine, ma non sono 50 pagine da mal di testa, scorrono e perciò è una perfetta lettura da ombrellone).

L’autrice tratta benissimo tutte le tematiche e le situazioni sociali del Rione ricostruendolo letteralmente su carta: ci sono personaggi ricchi e prepotenti che devono il loro prestigio alle illegalità compiute durante la guerra, famiglie povere e distrutte che però non perdono la forza di lottare, le maldicenze e i pregiudizi stessi influenzano molte azioni e comportamenti.

Un altro punto stupendo è sicuramente la focalizzazione dal punto di vista storico che, ovviamente in secondo piano e quasi tra le righe, evidenzia il cambiamento della città di Napoli, la ripresa del dopoguerra e la rinascita delle periferie e delle imprese che vi si trovano (da cui si scatena il desiderio di riscatto dei personaggi).

Lo stesso concetto del quartiere (che troviamo in molti altri libri) mi affascina, ossia, come per tante persone la vita inizi, si svolga e finisca entro i rigidi confini del Rione e di come, per i pochi fortunati che in qualche modo escono, sia difficile rapportarsi con il resto del mondo che sembra sempre troppo diverso e in cui sembra sempre troppo difficile non risultare fuori luogo.

Vorrei evitare di entrare troppo nei dettagli perché è una lettura lunga ma sono dell’idea che si debba assaporare il più possibile senza spoiler. Perciò non posso fare altre che dirvi con quanta gioia aspetto di leggere il prossimo capitolo!

Caterina

Recensione “La ragazza con l’orecchino di perla” di Tracy Chevalier — MuatyLand

Delft, XVII secolo, una casa nella zona protestante della città Griet, la figlia di un decoratore di piastrelle, è in cucina, intenta a sistemare le verdure tritate. Sull’uscio, compaiono improvvisamente due figure: un uomo dagli occhi grigi come il mare e una donna che sembra portata dal vento, benché la giornata sia calma. Sono Johannes […]

Recensione “La ragazza con l’orecchino di perla” di Tracy Chevalier — MuatyLand

Triologia del ritorno: vol.1 L’amico ritrovato | F. Uhlman

Hey readers,

oggi vi parlo di una lettura “piccolissima”, il primo libro della trilogia del ritorno (che si compone de “L’amico ritrovato”, “Un’anima non vile” e “Niente resurrezione, per favore”).

“L’amico ritrovato” attraverso la narrazione di un’amicizia semplice e genuina racconta l’insediarsi dell’ideologia nazista in Germania. Il nostro narratore è Hans, un ragazzo di 16 anni di origine ebrea che frequenta una scuola esclusiva a cui sono iscritti principalmente rampolli di famiglie benestanti. La narrazione inizia con l’arrivo del conte Konradin, ce attira subito l’attenzione generale per la sua totale indifferenza ai compagni, che dopo aver tentato di entrare nelle sue grazie sono sempre stati accantonati. Hans però non è come gli altri, è un ragazzo molto timido e riservato, che già in precedenza non aveva molti amici e che, colpito da Konradin, decide che sarebbe diventato suo amico.

Questa è sicuramente una storia molto bella, ma (ovviamente è solo una mia opinione) non mi ha fatto impazzire. Al’inizio ci mette un po’ ad ingranare e questo non invoglia moltissimo alla lettura. Un’altra nota negativa è sicuramente l’eccessiva quantità di parole, talvolta frasi intere non tradotte dal tedesco, che rendono difficile la comprensione di alcuni passaggi.

D’altro canto c’è da considerare quanto un testo del genere dia una prospettiva molto diversa ed interessante di questo periodo storico: non si concentra sulla deportazione o sulle leggi razziali, ma, bensì, su come lentamente il nazismo abbai preso piede, su come la vita di Hans ne abbia risentito pian piano sempre di più, talvolta evidenziando problematiche già diffuse nel passato.

Traendo le mie conclusioni non darò un voto altissimo a questo libro anche se può essere interessante sia per chi vuole approcciarsi a queste tematiche non partendo subito dagli aspetti più atroci, sia per i più piccoli.

Caterina