La Chimera | S. Vassalli

Hey readers,

oggi vi parlo di un libro che mi è entrato nel cuore sin dalle prime pagine e che sicuramente entrerà nella mia top 10 libri del 2021!!

“La Chimera” è una via di mezzo tra un romanzo storico e un vero è proprio testo di testimonianza di un’epoca. Il libro è una vera e propria ricostruzione storica basata sui documenti del processo alla “Strega di Zardino”, ossia Antonia Spagnolini, una giovane abbandonata alla nascita davanti a una struttura per bambini orfani, infatti, il suo stesso cognome, si tratta di un’ipotesi sulla sua origine basata su un aspetto tipicamente riconducibile ai soldati spagnoli che stanziavano a Novara. Antonia, dopo essere cresciuta nella Casa Pia, circondata da rigide regole e un’ambia gamma di valori cattolici (anche se spesso gli adulti che la circondano sono i primi a mostrarsi corrotti dalla realtà del tempo), viene adottata dai coniugi Nidasio, Bartolo e Francesca, una coppia di contadini residenti nell’oggi scomparso paese di Zardino. E sarà proprio la realtà del paesino della Valle del Sesia a condannare sin da subito la nostra giovane protagonista. L’aspetto di Antonia la etichetta sin dal primo istante come “stria”– appellativo dialettale riconducibile al concetto di strega. La situazione va sempre più peggiorando all’arrivo di Don Teresio, che caccia il finto prete don Michele che aveva condotto la comunità verso una religione molto più laica e perciò peccaminosa. Il nuovo parroco possiede quella che possiamo definire come una visione religiosa eccessivamente integralista, dedita alla continua preghiera e ogni minima variazione dalle sue idee è considerata un peccato tale da condannare agli inferi. In una tale atmosfera come può Antonia, caduta in un abbaglio di leggerezza giovanile, non diventare il perfetto capro espiatorio del suo tempo?

Vi posso assicurare che ho follemente amato questo libro!!

La narrazione è molto incalzante, pur essendo densa e costellata di informazioni e fatti storici. Il leggero filo di ironia con cui Vassalli descrive i fatti alleggerisce quelle che si rivelano essere pesanti piaghe del tempo e questo è indubbiamente piacevole.

Dal punto id vista storico, se vi piace il genere, con questo testo andate sul sicuro. Ogni piccolo aspetto della società che circonda Antonia è ampliamente analizzato in chiave sociologica e storica, vengono fatti riferimenti a molteplici personaggi celebri del 1600, troviamo trascritte molte parti in latino (che veniva ancora usato negli ambienti clericali) e parti delle Gride (ossia le leggi del tempo – devono il loro nome al fatto di essere divulgate gridando nelle pubbliche piazze). Da amante di tutte queste sfaccettature ho sottolienato e “post-ittato” gran parte delle pagine!

Un altro aspetto veramente molto interessante, per quanto tragico sia, è tutta la narrazione ripresa direttamente dagli atti processuali per quanto riguarda gli interrogatori, il processo e la condanna. E’ riprovevole come le testimonianze siano state manipolate dall’Inquisizione per condannare Antonia, anche se un fatto ancora peggiore è come molti dei testimoni volontari dell’accusa abbiano totalmente distorto quello che “credevano di aver visto” basandosi su un pregiudizio comune alimentato nelle chiacchiere delle comare.

Nel complesso è un libro veramente toccante, soprattutto nella parte finale (sì, sto ammettendo di aver pianto!), l’autore riesce a trascrivere quello che è il carattere dei personaggi, umanizza i co-partecipanti alla storia di Antonia (un esempio perfetto è il boia che per ideologia condivisa dovrebbe essere un personaggio “cattivo”, in realtà i rivela un soggetto pieno di umanità e compassione). Non posso fare altro che consigliarvi di partire immediatamente per questo entusiasmante/commovente viaggio in un piccolo paese (oggi perduto) nel novarese del 1600.

Caterina

Pubblicità

L’ultimo giorno di un condannato a morte – V. Hugo

Hey readers,

oggi vi parlo di un romanzo breve, letteralmente un concentrato di valori capace di far riflettere in una maniera indescrivibile.

“L’ultimo giorno di un condannato a morte” è un romanzo sotto forma di diario che racconta gli ultimi giorni di vita di un uomo. Il testo è ambientato nel 1800 ed è una forte critica alla condanna a morte. Si compone di tre parti: l’introduzione, un piccolo monologo teatrale e il diario. L’introduzione è scritta dall’autore stesso, racconta la storia della ghigliottina e dei boia, parla di alcuni episodi in cui si è rivelata atroce (quando i condannati ricevevano molti colpi ma continuavano a “sopravvivere”), è la parte del libro che si compone di una critica più evidente e dove viene direttamente espressa l’opinione di Hugo. Il monologo teatrale è ambientato in un salotto dove, tra i vari argomenti di conversazione, si arriva a parlare del libro stesso e (a mio parere) serve ad incorniciare come al suo tempo sarebbe stata percepita l’uscita del testo. Il diario parla di tutte le varie fasi della condanna (il processo, il carcere, gli spostamenti, la forca,…) e racchiude tutti i pensieri che possiamo immaginarci popolino la mente di una persona che sta per morire.

Ho trovato la lettura commovente e ho riflettuto molto sulle pagine che ho sfogliato.

Ho apprezzato moltissimo che l’autore faccia una critica così forte e discordante con le idee diffuse tra la gente del suo tempo perché, soprattutto per il periodo storico in cui è vissuto, non è una cosa da niente!

La prima parte è inizialmente un po difficile da digerire, è ricchissimo di informazioni storiche e critiche sociali; mi sentirei di definirla la parte più densa del racconto, ma vi sconsiglio di saltarla perché contestualizza quello che poi andrete a leggere dopo.

Riassumendo velocemente le mie impressioni è una piccolo gioiello brevissimo ma altrettanto formativo, un ottimo modo per approcciarsi a un grande autore che inizialmente può spaventare!

Caterina