Hey readers,
oggi vi parlo di un romanzo breve, letteralmente un concentrato di valori capace di far riflettere in una maniera indescrivibile.
“L’ultimo giorno di un condannato a morte” è un romanzo sotto forma di diario che racconta gli ultimi giorni di vita di un uomo. Il testo è ambientato nel 1800 ed è una forte critica alla condanna a morte. Si compone di tre parti: l’introduzione, un piccolo monologo teatrale e il diario. L’introduzione è scritta dall’autore stesso, racconta la storia della ghigliottina e dei boia, parla di alcuni episodi in cui si è rivelata atroce (quando i condannati ricevevano molti colpi ma continuavano a “sopravvivere”), è la parte del libro che si compone di una critica più evidente e dove viene direttamente espressa l’opinione di Hugo. Il monologo teatrale è ambientato in un salotto dove, tra i vari argomenti di conversazione, si arriva a parlare del libro stesso e (a mio parere) serve ad incorniciare come al suo tempo sarebbe stata percepita l’uscita del testo. Il diario parla di tutte le varie fasi della condanna (il processo, il carcere, gli spostamenti, la forca,…) e racchiude tutti i pensieri che possiamo immaginarci popolino la mente di una persona che sta per morire.
Ho trovato la lettura commovente e ho riflettuto molto sulle pagine che ho sfogliato.
Ho apprezzato moltissimo che l’autore faccia una critica così forte e discordante con le idee diffuse tra la gente del suo tempo perché, soprattutto per il periodo storico in cui è vissuto, non è una cosa da niente!
La prima parte è inizialmente un po difficile da digerire, è ricchissimo di informazioni storiche e critiche sociali; mi sentirei di definirla la parte più densa del racconto, ma vi sconsiglio di saltarla perché contestualizza quello che poi andrete a leggere dopo.
Riassumendo velocemente le mie impressioni è una piccolo gioiello brevissimo ma altrettanto formativo, un ottimo modo per approcciarsi a un grande autore che inizialmente può spaventare!
Caterina