Memè Scianca | R. Calasso

Hey readers,

oggi parliamo di uno dei libri più chiacchierati dell’ultimo periodo!

“Memè Scianca” è un percorso di vita tra le grandi personalità del ‘900. Un padre racconta ai figli, che glielo hanno chiesto, quello che ricorda dei suoi primi dodici anni, di cui loro non sanno quasi nulla. Storie troppo remote, pensa. Che differenza poteva esserci, in fondo, ai loro occhi, fra Firenze durante la guerra, dove era cresciuto, e per esempio la steppa dell’Oltre caucaso di Florenskij, alla fine dell’Ottocento? Non molta. Apparteneva tutto a quell’età incerta e fumosa che precedeva la loro nascita. E poi, da dove cominciare? La prima immagine della guerra, intravista dalla finestra di una soffitta clandestina nel centro di Firenze. La vecchia villa di San Domenico, dove un mattino, a seguito dell’assassinio di Giovanni Gentile, suo padre viene arrestato come pericoloso antifascista. Il polverio che sale dalle macerie di Por Santa Maria, subito dopo che i tedeschi hanno fatto saltare i ponti. Poi i giochi – e i libri che impercettibilmente ne prendono il posto. L’immersione nella letteratura e la scoperta della musica. E Firenze, quella Firenze degli anni subito dopo la guerra, separata da tutto, anche dal resto dell’Italia. Una lastra impenetrabile e trasparente confermava quella convinzione della città di essere a parte. E un giorno, forse anche prima di saper leggere, chi scrive dichiara che il suo vero nome è Memè Scianca.

Questo libro, insieme a Bobi, è stato l’ultimo tributo lasciato dall’autore al mondo della letteratura. I due testi sono usciti, infatti, il giorno successivo a quello in cui questo nobile autore ci ha lasciati. Ci tengo a precisare che dal degno lavoro di quest’uomo nacque anche la grande casa editrice Adelphi (come sapete una delle mie preferite).

Leggendo queste pagine è facile dedurre come l’autore sia diventato la persona che tutti noi conosciamo, come sia cresciuto in un ambiente intriso di cultura, ma soprattutto di ideali. E’ proprio l’esempio di ideali di libertà che sin da bambino apprende da tutti gli adulti che lo circondano che hanno forgiato una personalità così di spicco.

Sarò sincera, il fatto che l’autore abbia trascorso l’infanzia nella mia amata Firenze è stato il principale motore che mi ha indirizzata a scegliere questo volume anziché altri sullo stesso scaffale (ossia la top 10 della Feltrinelli). Io sono un’amante di Firenze, a dirla tutta sono completamente innamorata di questa città e in questo libro, oltre ai tributi architettonici, ho trovato molti accenni a persone, movimenti culturali, letteralmente all’aria che hanno caratterizzato questa città. Se posso dare un consiglio spassionato vi invito a leggervene qualche passaggio recandovi nei luoghi a cui fa riferimento… così questo racconto sembrerà ancora più reale!

Traendo delle conclusioni ve lo consiglio assolutamente e magari prossimamente recupererò Bobi o qualsiasi altro suo scritto e ci troveremo ancora su questo link a parlarne!

Caterina

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L’acol e la nostalgia | M. Enard

Hey readers,

“L’alcol e la nostalgia” è il romanzo di un altro sofferto rapporto: quello tra Occidente e Russia. È la storia di un interminabile viaggio in treno verso la Siberia, intrapreso da Mathias per accompagnare alla sepoltura nel suo villaggio natale il grande amico Vladimir. Un’amicizia difficile, nata come rivalità per una donna, Jeanne, prima fidanzata di Mathias a Parigi poi innamoratasi di Vladimir a Mosca. Quando il giovane francese raggiunge la ragazza in Russia si crea un appassionato e autodistruttivo triangolo amoroso, un percorso sentimentale segnato dall’alcol, dal sesso, dalla poesia, dalla droga, dalla follia. Mathias racconta questo viaggio interminabile attraverso distese di ghiaccio e di neve, betulle, tundra, spettri di deportati in Siberia e di cosacchi dell’Armata a cavallo: “…da solo con i ricordi, l’alcol e la nostalgia, è tutto quello che rimane, come diceva Čechov il medico morto bevendo champagne, da solo con qualche frase, qualche verso, qualche ricordo; forse Jeanne aveva ragione, finirò per perdermi in capo al mondo, per scomparire nella notte siberiana e colare a picco nel Pacifico, ancora diecimila verste… Ti ricordi Vlado, quando Jeanne ci ha presentati ti chiamavo principe Andrej perché mi ricordavi Bolkonskij con quella tua aria insieme nobile e fragile, sicuro di te anche se vacillavi nella violenza e nella droga come un salice…”

Il rapporto tra i tre personaggi è folle e assuefatto, si perdono tra sostanze, alcol e letteralmente qualsiasi cosa li allontani dalla fredda realtà sovietica a cui devono sottostare.

Questo piccolo libro è un piccolo tesorino di nostalgia e sofferenza, una nube densa piena di emozioni controverse e malinconiche. Il modo in cui i fatti sono narrati è strano, ma avvincente: leggendo la malinconia inonda il lettore, al contempo non si riesce a staccarsi dalla pagine! E’ un libro bellissimo che fonde la freddezza e l’apparente disconnessione dalla realtà tipica della narrazione russa e la caratteristiche immutabili della letteratura francese.

Si tratta dell’elegia di un’amicizia, la fine di un rapporto nato dal niente che immensamente sembra indispensabile, un rapporto interrotto che il protagonista sente improvvisamente riaffiorare al momento della morte. Trovo poetico il viaggio in treno e il “percorso” per ricongiungersi all’amico.

Poetico. Freddo. Assuefatto… e magico.

Caterina

La parte migliore di te | S. Cornelio

Hey readers,

sono fierissima di presentarvi la mia seconda collaborazione con la giovane autrice emergente Sara Cornelio. Oggi ho il piacere di portarvi la sua nuova uscita. Ci tengo a ringraziarla moltissimo per la fiducia che mi ha dato inviandomi la sua nuova uscita (ps. vi lascio qui il link del suo primo libro).

“La parte migliore di te” è la storia di Viola. La nostra protagonista è una giovane che lavora in una profumeria e vive una vita pressappoco normale tranne che per i suoi attacchi d’ansia (che ogni volta ha premura di cronometrare e annotare su un quadernino rosso). Nel giro di pochissimo le due più grandi certezze della sua vita la abbandonano e tutto sembra andare per il verso sbagliato: Il suo fidanzato di lunga data decide di troncare il loro rapporto e la sua migliore amica compie il tradimento peggiore che ci si possa aspettare (vi assicuro che vi ho già detto troppo, non siate curiosi!). Da questa serie di sfortunati eventi nascerà lo stimolo per un viaggio che cambierà per sempre la sua vita, portandola a superare i suoi limiti e ad aprirsi verso persone e realtà molto diverse dalla monotonia con cui convive.

Premetto che la storia ci mette un pochino ad ingranare la marcia giusta per tenere incollati alle pagine, ma se gli date qualche capitolo di tempo potete trovarvi risucchiati da una narrazione che incalza e coinvolge il lettore.

Come nel precedente libro, nel testo troviamo una moltitudine di problemi e situazioni che portano il lettore a riflettere molto, per esempio gli attacchi d’ansia (trovo che l’autrice descriva in maniera molto dettagliata le crisi e ve lo dice una persona che ne sa qualcosa!). Ce ne sono anche altri che per ovvi motivi non posso raccontarvi perché rovinerei la parte più inaspettata del libro!

Io sono una fan dei libri brevi, quindi questo è stato perfetto: scorrevole e coinvolgente, il modo perfetto per trascorrere un pomeriggio al calduccio. Anche se vi avviso che potrebbe causare qualche lacrimuccia ai più sensibili (mi auto-inserisco nella categoria più sensibili).

Caterina

Storia di una capinera | G. Verga

Hey readers,

oggi vi porto un autore che è una pietra miliare della letteratura italiana, uno dei maggiori rappresentanti del Verismo italiano… Giovanni Verga. Visto che non ero molto sicura di apprezzare il genere sono partita da una delle opere più brevi, ma vi assicuro che non è un testo banale o leggero!

“Storia di una capinera” è una raccolta di lettere della giovane Maria. La vita della nostra protagonista è segnata da una delle peggiori sciagure del suo tempo: il padre non ha i soldi necessari per la dote. L’unica soluzione per sopravvivere e mantenere l’onore della famiglia (il padre infatti si è risposato, con la nuova moglie ha avuto un figlio e una figlia //risposandosi ha la possibilità di pagare la dote della secondogenita con quella della nuova consorte//) è quello di farsi suora. Maria non avrebbe mai sofferto di questa cosa se nel 1854 non ci fosse stata la peste a Catania, che aveva costretto le future suore a tornare nelle campagne al riparo con le loro famiglie. Uscendo dalle rigide mura ecclesiastiche la ragazza scopre l’affetto della famiglia e l’amore, a cui però dovrà imparare (o quanto meno lottare per riuscirci) a fare a meno perché il suo destino è segnato ed inevitabile.

Trovo ottimale la narrazione attraverso le lettere all’amica e compagna di studi (ma non compagna di sorte) perché evidenzia i sentimenti e le sensazioni in maniera ancora più netta.

Ho apprezzato moltissimo la parte iniziale in cui viene spiegato il motivo del titolo: una sorta di paragone tra Maria e una povera capinera tormentata dai suoi giovani proprietari.

Traendo le mie conclusioni dovete assolutamente leggere questo libro, è veramente breve, ma importante per la formazione dell’individuo… NON AVETE SCUSE!

Caterina