La strega e il capitano | L. Sciascia

Hey readers,

dopo un considerevole blocco del lettore torno sui vostri schermi parlano di uno dei miei autori preferiti, ossia Sciascia!

“La strega e il capitano” è un romanzo breve di Leonardo Sciascia. Inizialmente apparso a puntate sul Corriere della Sera, fu poi raccolto in volume e pubblicato da Adelphi. Sciascia ricostruisce la vicenda di Caterina Medici, condannata al rogo nel 1617 per stregoneria, il cui processo viene citato da Alessandro Manzoni ne I promessi sposi e in Storia della colonna infame. La storia inizia nel dicembre 1616 quando Luigi Melzi, senatore del Ducato di Milano, comincia ad accusare forti dolori allo stomaco che i suoi medici non riescono a guarire: si comincia pertanto a pensare che il senatore sia soggetto al maleficio di una strega. Il capitan Vacallo, amico del Melzi, accusa subito la serva Caterina, che prima di trovarsi a servizio dal senatore era cameriera in casa sua; Sciascia ne approfitta per sciogliere un equivoco in cui molti autori (Manzoni compreso) sono caduti: dalle carte del processo risulterebbe che, secondo il Vacallo, Caterina lo aveva sedotto con le proprie arti magiche per giacere con lui e concepire ben due figli; in realtà le serve del Vacallo di nome Caterina erano due, una più vecchia (la Medici) e una più giovane, con la quale il capitano avrebbe avuto due figli prima di allontanarla. Il Vacallo, però, accusa Caterina Medici di aver insegnato all’altra le arti stregonesche allo scopo di sedurlo.

Questo testo, che a mio parere rientra nel genere del saggio, mi ha attratta sin da subito per le sue tematiche. Ritengo che sia importante conoscere quelli che sono i fatti legati alle “accuse di stregoneria” dei secoli passati perché è importante a livello antropologico capire quali erano i fattori scatenanti che portavano le persone ad accusare una donna di compiere atti magici-malefici aiutata dal diavolo. Nel caso di Caterina, infatti, non erano molto fondati, oltre all’errore di persona che Sciascia riesce a dimostrare (portando giustizia in nome della condannata) abbiamo le torture e la necessità di accondiscendere gli inquisitori come unica vera prova di “reato”.

Questa vicenda mi ha ricordato molto “La Chimera”, il libro di Sebastiano Vassalli di cui abbiamo parlato l’anno scorso. Mi tocca sempre molto quello che lo stigma sociale che porta all’accusa.

Mi ha interessata molto anche tutto l’intreccio e lo scambio di persona, un aspetto caratteristico del libro che Sciascia riesce finalmente a spiegare dimostrando ulteriormente l’ingiustizia di cui è vittima Caterina Medici.

L’unica nota negativa che mi sento di sottolineare è che non è una lettura facilissima. Sciascia ha solitamente una prosa molto scorrevole e di facile comprensione, ma date le molteplici citazioni riportate letteralmente e la complessità stessa delle tematiche trattate, non mi sento di consigliarlo a tutti. Nel complesso, se siete disposti a fare un po’ di fatica nel seguire le dinamiche, è un testo che merita attenzione!

– Caterina

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Nudi e crudi | A. Bennett

Hey readers,

oggi parliamo della mia prima lettura di Alan Bennett, un altro grande autore di cui ho fatto conoscenza grazie a ReadVlogRepeat!

“Nudi e Crudi” è un romanzo che colpisce. Trovare la casa svaligiata dai ladri è senza dubbio un evento sinistro. Ma se spariscono anche la moquette, il rotolo della carta igienica, il forno e l’arrosto che attendeva lo scatto del timer, è palese che non può trattarsi di un semplice furto. E l’allibita vittima – in questo caso un avvocato londinese agiato e pedante – ha tutto il diritto di pensare a una beffa del destino, o a una nuova formula, certo piuttosto radicale, di candid camera. Travolti da una realtà truce e demenziale, l’avvocato e la sua spenta consorte si trovano ad affrontare un rompicapo di comica suspense, dal quale schizzano fuori, come da una scatola a sorpresa, colpi di scena turbinosi. Questo racconto suscita una reazione pressoché unica nella letteratura degli ultimi anni: una ilarità che assale sin dalle prime righe – e quanto più si procede, tanto più essa si mescola con la percezione di una inquietante perfidia.

Questo è senza ombra di dubbio un libro perfetto per riflettere ampiamente sull’eccessiva necessità di beni materiali su cui si basa la nostra società, quando i protagonisti si ritrovano nell’appartamento vuoto riscoprono quali sono le loro effettive necessità ed acquistano un mobilio più semplice. Inoltre possiamo anche soffermarci sul cambiamento che gli eventi scatenano o meno nei personaggi e come queste influiscano successivamente sulle loro vite.

L’umorismo con cui si condisce la storia ha delle note abbastanza amare, è un umorismo all’inglese – non sempre facile da capire, ma abbastanza intrigante!

Trovo che la scelta dei personaggi; ossia una coppia abbastanza infelice che non ha mia sviluppato un vero e proprio legame, sia una critica velata mossa verso quella parte della società inglese. Soprattutto Mr Ransome è il classico uomo distaccato che nutre la propria esistenza unicamente di lavoro, che si mostra ostile verso le nuove invenzioni e verso la novità in generale, un uomo incapace di integrarsi realmente col mondo, congelato nelle proprie abitudini.

Caterina

Ritorno in Patagonia |B. Chatwin & P. Theroux

Hey readers,

Oggi parliamo di una lettura super super breve, ma che vi farà viaggiare lontanissimo.

“Ritorno in Patagonia” è un intenso libro a quattro mani. Melville usò l’aggettivo «patagonia» per indicare qualcosa di totalmente esotico, mostruoso e pericolosamente attraente. Un’attrazione che agì anche sul giovane Bruce Chatwin. Fin dall’età di tre anni la Patagonia gli apparve come la Terra delle meraviglie. Poi dall’esperienza nacque In Patagonia, il più bel libro di viaggi dei nostri anni. Qualche tempo dopo, un altro illustre scrittore di viaggi, Paul Theroux, pubblicava un affascinante libro su quella terra, The Old Patagonian Express. Infine, nel 1985, Chatwin e Theroux composero, in una storia di contrappunto a due voci, questo delizioso libretto, dove entrambi tornano sulle tracce della loro passione nonché delle voci e delle storie disparate che sono connesse a quella terra. Sia Chatwin sia Theroux appartengono a quella stirpe di viaggiatori che «un’associazione o un riferimento letterario possono entusiasmare quanto una pianta o un animale raro». Perciò il loro dialogo non può che essere personalissimo ed erudito, esposto all’esperienza bruta del viaggio ma anche pronto a captare ogni segnale che giunga dal passato per ricomporre ancora più screziata, l’immagine di quella terra dai tanti misteri, veri e fantasticati.

Trovo immensamente affascinanti le citazioni e gli accenni letterari che caratterizzano gran parte della lettura. È interessante come si trovino riferimenti di vario spessore e più o meno specifici, ad esempio Dante e Darwin.

I cenni storici sono molteplici e ci imbattiamo spesso nelle più grandi personalità del periodo coloniale, passando dagli esploratori ai re e alle regine che sovvenzionavano le spedizioni.

A livello geografico ci viene fatta un’ampia panoramica che comprende le caratteristiche del territorio e del mare. La Patagonia è da sempre definita come il punto più estremo verso cui puntare e la sua conformazione accentua queste caratteristiche. Ho apprezzato anche gli excursus su dinosauri e fossili vari.

Caterina

Il rogo di Berlino | H. Schneider.

Hey readers,

oggi vi porto una biografia davvero travolgente…

“Il rogo di Berlino” si apre a Vienna nel 1971. Una giovane donna, Helga, ritrova la madre che nell’autunno del 1941 l’aveva abbandonata a Berlino insieme al fratello neonato Peter, per arruolarsi nelle SS. La madre di Helga è sempre più convinta delle sue idee e si rivela essere nostalgica del periodo in cui faceva la guardiana nel campo di concentramento di Birkenau. Come la madre non l’ha voluta all’epoca, questa volta è Helga che decide di non volere più sua madre e si allontana. La narrazione si sposta a Berlino, nel 1942. Helga racconta, a cinquant’anni di distanza, la sua infanzia passata nella guerra. Privata dell’affetto dei genitori, Helga ha solamente il nonno Opa, che la adora e le fa vivere quei giorni come un’avventura, alla ricerca ossessiva del cibo e dell’acqua come se fosse un gioco. La sua storia, contemporanea a quella della Germania devastata dalla guerra e dal Nazismo, si affianca a quella del Terzo Reich.

Ho letto molto nell’ambito della Seconda Guerra Mondiale sia dal punto di vista italiano che straniero, ho letto di lagher e partigiani; ma questa è la prima volta che affronto l’argomento dalla prospettiva della popolazione berlinese, una delle più colpite dalla guerra, dilaniata durante il conflitto e assoggettata anche dopo la fine della guerra. Sono certa che sia per questo motivo che ho trovato la storia di Helga immensamente interessante e struggente!

Ad aggravare la posizione della bambina alla guerra si aggiungono la fame e la paura, la mancanza di affetto e la “perdita (se così può essere definita)” di entrambe le figure genitoriali. L’abbandono della madre mi ha colpita però la freddezza e il distacco che, anche dopo anni, permane nella donna; una donna interessata unicamente al nazismo, totalmente disinteressata verso i due figli piccoli. Il padre, pur non avendo direttamente lasciato la propria famiglia, nella maggior parte del libro si trova al fronte, fa ritorno solo per sposare l’odiosa matrigna; Helga trascorre con lui del tempo alla fine della guerra, ma non riuscirà mai ad instaurarvi un vero rapporto.

In conclusione mi sento di consigliare assolutamente questo testo, soprattutto ai più giovani. E’ importante toccare con mano l’orrore chela guerra può causare perché possa imprimere nella mente di tutti cosa quest’ultima può causare. Una lettura che apre gli occhi e scalda il cuore!

Caterina

Una storia semplice | L. Sciascia

Hey readers,

oggi vi porto un nuovo libro di Sciascia, un autore che apprezzo sempre molto!!! [vi lascio linkato qui l’altro articolo di Sciascia presente sul blog – Alfabeto Pirandelliano]

“Una storia semplice” si apre la sera prima della Festa di San Giuseppe (una festività molto sentita che prevede un vero e proprio giorno di festa). La stazione di polizia riceve un’insolita telefonata dalla residenza di un noto diplomatico residente all’estero da molto tempo; la persona dall’altro capo del telefono dichiara di “aver trovato qualcosa”. Il commissario, abbastanza sorpreso, dice al brigadiere che si tratta sicuramente di uno scherzo e che non deve preoccuparsi di andare a controllare. Tuttavia il brigadiere si reca comunque a dare un’occhiata nella villetta diroccata e lì, riverso su una scrivania, trova il corpo del diplomatico colpito alla tempia da un colpo d’arma da fuoco. Dispone subito che non si tocchi niente e che venga chiamata immediatamente la scientifica e le varie unità d’indagine; nonostante tutto appaia come un banale suicidio sembra molto dubbio il biglietto “Ho trovato” rinvenuto accanto al corpo. L’arma utilizzata sembra una vecchia pistola di guerra e tutte le informazioni rinvenute sulla scena del delitto danno un’idea molto chiara a tutti coloro che la vedono, portandoli a un’ovvia conclusione che solo il brigadiere si sentirà di mettere in dubbio sin dall’inizio…

Ho trovato immensamente interessante che il romanzo si ispiri a una storia vera, ossia il furto della Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi di Caravaggio risalente al 1969 e tutt’ora mai rinvenuta. Tra l’altro, se posso darvi un’ulteriore informazione, nel 1991 con regia e sceneggiatura di Emidio Greco è stato realizzato un omonimo film e successivamente si è ispirata nel 2018 la sceneggiatura del film Una storia senza nome.

Tutta la narrazione non si incentra sulla risoluzione del caso se non secondariamente, la vera argomentazione e critica mossa dall’autore è quella alla situazione di forte corruzione della polizia nella sua terra d’origine, ossia la Sicilia. In un certo senso è un riferimento a tutti i casi che si sono susseguiti nel tempo, a tutte le volte che sono state insabbiate, corrotte e manipolate indagini, soprattutto ai danno di innocenti.

Trovo che questo testo sia una rappresentazione breve ma immensamente chiara della Mafia e di come questa si propaghi e si dirami in tutte le sfaccettature della società, anche in quelle insospettabili. Il tutto nascosto sotto il velo dell’indifferenza e del completo e totale disinteresse di tutti coloro che non si sentono toccati in prima persona da quanto accade attorno a loro.

Caterina

Simposio | Platone

Hey readers,

oggi vi porto la mia seconda lettura filosofica di Platone (la prima la trovate linkata qui e si tratta dell’Apologia di Socrate). Con questo testo partecipo alla settima tappa del #gdldeibuonipropositi organizzato da @senzacensurabooks che consiste in un libro che avevi paura di iniziare (ps. mi sono persa la sesta tappa mea culpa!)

Il Simposio è il più conosciuto dei dialoghi di Platone. In particolare, si differenzia dagli altri scritti per la sua struttura, che si articola non tanto in un dialogo, quanto nelle varie parti di un agone oratorio, in cui ciascuno degli interlocutori, scelti tra il fiore degli intellettuali ateniesi, espone con un ampio discorso la propria teoria su Eros (“Amore”). La cornice in cui si inseriscono i vari interventi è rappresentata dal banchetto, offerto dal poeta tragico Agatone per festeggiare la sua vittoria negli agoni delle Lenee. Fra gli invitati, oltre a Socrate e al suo discepolo Aristodemo, troviamo il medico Erissimaco, il commediografo Aristofane, Pausania l’amante di Agatone e il suo amico Fedro, figlio di Pitocle ed esperto di retorica: ognuno di loro, su invito di Erissimaco, terrà un discorso che ha per oggetto un elogio di Eros. Verso la fine, fa una clamorosa irruzione anche Alcibiade, completamente ubriaco, incoronato di edera e di viole, accompagnato dal suo komos, che si presenta per festeggiare Agatone, e che viene accolto con cordialità.

Sarò sincera, non è stata una lettura facilissima (soprattutto perchè in questo periodo fatico non poco a concentrarmi), ma quando sono riuscita ad entrare nell’ottica platonica me ne sono follemente innamorata! La mia parte preferita sono sicuramente i miti perchè, dopo averli fatti a scuola è stato bello leggerli per intero, nello specifico il Mito degli Androgini; mentre come visione quella che mi ha smosso di più il cuore è stata quella di Pausania. Piccole precisazioni: il Mito degli Androgini parla del concetto di anima gemella e di completezza umana per mezzo dell’amore e il discorso di Pausania riguarda la nobiltà d’animo che deriva dall’amore e le varie tipologie in cui questo può manifestarsi.

E’ interessante anche tutto l’aspetto delle cornici su vari piani che sono utilizzate come “scuse” narrative per impostare una serie di pensieri sull’amore ed è altrettanto interessante la scelta della lode al Dio Eros come figura che generalmente veniva ignorata o minimizzata.

Se siete particolarmente interessati al periodo storico contemporaneo a Platone potete leggere moltissimi usi e costumi che fanno da sfondo ai vari pensieri; la stessa cosa vale anche per i personaggi, infatti, soprattutto su Socrate potete trovare moltissimi cenni biografici che vi aiutano a comprendere questo enigmatico filosofo.

Vi consiglio vivamente di perdervi in questo breve testo antichissimo, ma immensamente attuale. La cosa meravigliosa di questa lettura è che le considerazioni mosse dai vari personaggi nella maggior parte dei casi sono attualizzabili nel nostro tempo e talvolta, sono idee che ancora oggi persistono. Mi sembra un esempio perfetto di testo del passato che ci aiuta a capire il presente.

Caterina

Sender Prager | I. J. Singer

Hey readers,

oggi vi parlo di una delle letture più veloci che abbia mai fatto (un oretta vi basta per completare il libro), ma davvero molto molto interessante!

“Sender Prager” si apre con la descrizione del ristorante kosher Praga nel bel mezzo delle preparazioni per il matrimonio del padrone. Sender Prager è uno scapolo (che possiamo definire in età avanzata) ambito da moltissime donne: tutte le sue cuoche e cameriere hanno avuto di trascorsi col capo, illudendosi di essere le fortunate che sarebbero passate dalla cucina alla cassa con un bell’anello al dito, addirittura le donne sposate o vedove del quartiere hanno desiderato di diventare le signore Prager ammaliate dagli occhi di Sender. Il nostro ristoratore ha deciso di organizzare un pranzo gratuito per tutti i vagabondi della zona in onore delle sue nozze per espiare una parte die suoi peccati portati avanti in anni e anni di relazioni clandestine e tradimenti vari. Il suo rabbino ha infatti trovato per lui una giovane di buona famiglia e di un “rango” superiore al suo, mettendolo in una situazione di forte soggezione verso tutti gli illustri e imbellettati familiari di lei. La scelta di questo matrimonio è mosso da due particolari aspetti della vita die novelli sposi: Prager non ha nessuna fiducia nelle donne (sapendo bene quanto facile sia dimostrare la loro impurezza), accetta perciò, la novella sposa raccontatagli come una pura e pia giovane dai grandi valori; Edye (la fidanzata) acconsente a sposare un uomo inferiore a lei essendo orfana e priva di risorse economiche. Come si rivelerà questa “perfetta” unione?

Questo libro è breve, ma molto interessante per capire la società ebraica negli anni ’40. Sottolinea quanto gli usi e costumi siano importanti e prevalgano rispetto a l’onestà. Lo stesso Sender, pur non essendo un santo, prova una grandissima insicurezza davanti agli altri membri della società molto più religiosi (e smorfiosi) di lui.

Ho apprezzato molto la scrittura perché si dimostra immediata, veloce e coinvolgente, sembra incredibile ma riesce completamente a risucchiarti nella lettura e incanalarti in quella che è una storia relativamente lontana nel tempo e nello spazio, che appare tremendamente vicina.

Caterina

La casa dei ricchi | C. E. Gadda

Hey readers,

oggi vi porto una lettura che ho acquistato praticamente per caso nella mia uscita pomeridiana del weekend, ma che si è rivelata veramente molto molto particolare.

“Sangue: vesti scomposte: gonna arrovesciata. Ipotesi di delitto passionale: di tentata violenza: di rapina. I gioielli, i libretti di risparmio, il denaro, sono stati asportati dal cassettone. Macchie di sangue fino al lavandino della cucina.” Nel 1948 le «miserrime configurazioni argentarie» spingono Gadda ad accettare un arduo incarico: ricavare dal “Pasticciaccio” non ancora completato (ne erano uscite solo cinque puntate in rivista) il soggetto di un film. “Il palazzo degli ori” gli costa un mese di fatica, ma non soddisfa la Lux Film, che gli chiede di riscriverlo e, soprattutto, compendiarlo: nasce così “La casa dei ricchi”, che presentiamo qui per la prima volta. Le opere di Carlo Emilio Gadda (1893-1973) sono in corso di pubblicazione presso Adelphi; fra i titoli più recenti ricordiamo “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” (2018) e “Divagazioni e garbuglio” (2019).

Stavo vagando in libreria quando mi sono imbattuta nella serie Microgrammi edita Adelphi, come potevo resistere a questi mini-libri? Così mi sono messa a leggere la quarta di copertina e questa mi ha catturata a pieno (è quella che trovate scritta in corsivo sopra). Quando ho iniziato a leggere mi sono resa conto che non mi trovavo davanti a quello che mi aspettavo, ma stranamente mi ha catturata comunque.

Mi sono trovata, infatti, davanti a una scrittura cinematografica di un giallo, uno stile di scrittura davanti a cui non mi ero mai trovata, ma che mi è piaciuto. Ovviamente non si tratta di un vero e proprio thriller dato che sin dall’inizio sappiamo chi è il colpevole. Ma è interessante la struttura delle vicende in sè.

La parte indubbiamente più interessante è la parte iniziale che spiega tutte le motivazioni psicologiche e comportamentali che vanno a motivare e giustificare le azioni che svolgono i vari personaggi. Per esempio possiamo capire cosa si nasconda dietro la psiche della signora Liliana e di come sfoghi la frustrazione causatale dalla mancanza di prole, occupandosi di giovani ragazze orfane o prive di sostentamento adottandole come figliocce.

Caterina

Alfabeto pirandelliano | L. Sciascia

Hey readers,

oggi parliamo della mia ufficialissima prima lettura di questo nuovo anno. Con questo saggio partecipo alla quinta tappa del #gdldeibuonipropositi organizzato da @senzacensurabooks.

“Alfabeto Pirandelliano” è una critica letteraria su Pirandello schematizzata tramite una serie di parole chiave della sua produzione disposte in ordine alfabetico. Si può dire che Pirandello sia fra gli scrittori più celebrati, ma meno compresi. Ammiratori e detrattori, quando parlano di lui, tendono irresistibilmente a lanciarsi in disquisizioni generiche e astratte. Leonardo Sciascia, che conosce Pirandello nelle vene, ha scelto la via opposta: ha cercato i particolari rivelatori, nella vita, nell’opera, nella fortuna letteraria, nel gioco delle influenze. E con la somma di tanti di questi particolari – come se ciascuno fosse una lettera dell’alfabeto – ha composto questo Alfabeto pirandelliano, che illumina Pirandello con tanti fasci di luce obliqua, in modo da rendere la sua presenza molto più viva e immediata di quella che ci potrebbe offrire un ritratto frontale. E questo è un procedimento che ci aiuta a capire anche lo scrittore Sciascia, assertore di una verità che non si stanca di seguire per le vie più tortuose, dove tanto spesso ci aspetta al varco.

Parto col dire che apprezzo moltissimo gli scritti di Sciascia (anche se sul blog non ho ancora portato nessuna delle sue opere), al contrario ho letto solo Il fu Mattia Pascal di Pirandello e lo ricordo come qualcosa che non ha fatto molto al caso mio. Di conseguenza la scelta della lettura è stata un forte azzardo per me.

Il libro mi ha fatta totalmente ricredere: la narrazione di Sciascia si è mostrata sublime anche in un testo di non-fiction, non ho sentito la pesantezza che di solito si riscontra nei saggi, quindi perfetto ahahah! Si tratta di una grande quantità di informazioni che toccano tutti gli ambiti (sentiamo parlare dei personaggi delle opere, delle persone che hanno influenzato la vita dell’autore, dei luoghi a lui più cari e di tantissime altre cose).

La lettura in sè scorre velocissima, non è per niente pesante o complicata. Lo consiglio a chiunque perchè non richiede grandi competenze letterarie, al contrario tutte le opere nominate vengono brevemente spiegate. Nel complesso molto molto apprezzato!!!

PS. mi dispiace che la recensione non sia particolarmente lunga ma sono 92 pagine compresi prefazione ed indice, quindi non posso dilungarmi troppo per non farvi spoiler!

Caterina