Narciso e Boccadoro | H. Hesse

Hey readers,

oggi vi porto un classico della letteratura moderna che non mi ha convinta molto!

“Narciso e Boccadoro” è la storia di un’amicizia. L’ascetico Narciso era destinato ad una brillante carriera religiosa. In principio egli compare come un giovane maestro nel convento di Mariabronn, temuto e assai stimato persino dai suoi superiori per via delle sue conoscenze. Aveva inoltre la capacità di leggere con straordinaria precisione l’animo delle persone. La più clamorosa applicazione di tale dote investì con violenza Boccadoro, un giovane e talentuoso scolaro inviato al monastero dall’arido padre al fine di espiare la congenita anima peccaminosa ereditata dalla madre. La madre era per Boccadoro una figura poco chiara, delineata per lo più dai racconti del padre. Narciso, accortosi di tale lacuna nel cuore dell’amico, rievoca i suoi ricordi e gli rivela una sua profonda convinzione secondo la quale egli non sarebbe mai potuto diventare un erudito o un uomo religioso perché ciò non corrispondeva alla sua natura. Il giovane Boccadoro, fortemente scosso dalle parole dell’amico, incontra una donna di nome Lisa, si congeda e lascia il monastero. L’intrapresa vita di vagabondo insegna al giovane ad amare, a soffrire, a gioire, a cercare: in poche parole gli insegna a vivere.

Vi dico sin da subito che questa lettura non ha fatto assolutamente al caso mio…

Lo stile narrativo non mi dispiace: la narrazione è scorrevole e caratterizzata in maniera meticolosa, l’ambientazione storica e geografica è realistica e mi ha colpita. Tutta la narrazione si basa sulla ricerca dell’identità dei due amici.

L’aspetto che non fa assolutamente al caso mio è la storia nel complesso: mi è piaciuto sin da subito il personaggio di Narciso che rimane di gran lunga in ombra rispetto all’amico; Boccadoro occupa gran parte della narrazione e devo dire che è insopportabile! E’ un personaggio inutile, che fa cose banali e non fa altro che buttare le grandi occasioni che la vita gli prospetta, guardandole coi ridicoli occhi di eterno sognatore!

Una nota indubbiamente positiva è l’aspetto filosofico, solitamente legato al personaggio di Narciso, che caratterizza le maggiori conversazioni tra i due amici. Questa cosa mi ha colpita molto perché i loro “discorsi” si rifanno alla pedagogia medievale e antica, che conosco abbastanza bene da poter apprezzare e comprendere a pieno.

Caterina

Swiss Angels vol. 1 – La mia anima da custodire | C. Weiz

Hey readers,

oggi vi porto una lettura molto importante per me: Carmen Weiz, un’autrice con cui collaboro da un po’mi ha invitata a partecipare al Review Party per festeggiare la sua nuova uscita; devo dire che sono immensamente onorata!

“La mia anima da custodire” è il primo volume della nuova serie Swiss Angels! L’emozione più intima che due persone possono condividere non è né l’amore né il desiderio, bensì il dolore. Si dice che nulla possa guarire i tormenti del passato meglio del tempo… Louise Blumen ha una vita perfetta: un padre che la ama, degli amici che le vogliono bene, il lavoro che ha sempre desiderato fare e a cui si dedica con passione e, soprattutto, ha un ragazzo che la stima e la rispetta. Quello che Louise non sa, però, è che sta per incontrare qualcuno che ha fatto parte del suo passato. La persona che, dopo una scommessa fatta in una notte d’inverno, ha sconvolto completamente la sua vita. È accaduto tanti anni fa… ma, oggi, Aiden porterà a galla i ricordi del ragazzo abbandonato a se stesso. Il ragazzo che conobbe un giorno… il suo primo grande amore. Quando le strade di questi due ormai sconosciuti si intersecheranno nuovamente, il loro incontro casuale metterà in moto una serie di eventi che trascendono un decennio, mettendo in discussione i meccanismi del destino.

La narrazione si barcamena tra presente e passato, tra i ricordi di Lou e quelli di Aiden. I due ragazzi sono l’emblema di quanto il destino possa esercitare il proprio potere sulle nostre vite: si sono conosciuti a causa di una serie di sfortunati eventi che li avevano coinvolti durante l’adolescenza e altrettanto casualmente si sono rincontrati, ormai adulti, quando le loro vite avevano preso la loro stabilità…

Talvolta alcuni personaggi sarebbero stati da schiaffeggiare (altro segno di buona caratterizzazione oltre che di grande alterazione del lettore…): tutti sembrano mettersi contro un’unione che definirei meravigliosa, genitori, amici, talvolta la stessa Lou. Quindi vi conviene aspettarvi qualche momento di collera in cui avrete desiderio di lanciare il libro dall’altra parte della stanza, ma sarete troppo curiosi per farlo davvero!

A livello umano Louise è l’esempio dell’altruismo e della bontà, per aiutare Aiden si è fatta coraggio, un coraggio che nemmeno credeva di avere e si è subito affezionata a quel ragazzo così particolare.

La preoccupazione, la gioia, la paura, tutti i sentimenti dei due giovani sono resi in maniera così realistica da essere veri e “palpabili” dal lettore… condividiamo con i personaggi le aspettative e i desideri, lottiamo per loro e per le loro scelte, ci sentiamo a fianco di Aiden e Lou nelle loro vite!

Senza farvi spoiler ci tengo solo a precisare che il finale mi ha riempito immensamente il cuore!

Concludo dicendo che non vedo l’ora di leggere il secondo volume della saga, che si prospetta immensamente coinvolgente e, come tutte le narrazioni dell’autrice, molto ben strutturata!

Caterina


Saga de L’amica geniale vol.3 – Storia di chi fugge e di chi resta | E. Ferrante

Hey readers,

oggi vi porto il terzo volume di quella che ad oggi risulta la mia saga preferita senza ombra di dubbio, la serie si compone di L’amica Geniale, Storia di un nuovo cognome, Storia di chi fugge e chi resta e Storia della bambina perduta.

“Storia di chi fugge e chi resta” prosegue da dove il volume precedente si era interrotto, portando avanti le vite delle due giovani donne nei tumultuosi anni settanta. La narrazione si apre con un “salto” nel presente, in cui incontriamo Lila ed Elena ormai anziane passeggiano per il rione vecchio imbattendosi nella folla che circonda un cadavere appena rinvenuto – si tratta di Gigliola Spagnuolo, l’ex moglie di Michele Solar. A questo punto i ricordi di Elena si fanno strada nella narrazione proiettandoci nei tumultuosi anni settanta, nel momento in cui la nostra narratrice accorre preoccupata a casa di Lila. La vita di Lenú trascorre tranquilla e con successo, infatti il libro sta incrementando le vendite e le sue nozze sono prossime; proprio per questo motivo si trova, in questo periodo, nella casa dei genitori a Napoli. Lila è invecchiata e deperita dal lavoro in fabbrica e chiede a Elena di occuparsi di Gennaro qualora lei non potesse più farlo – racconta, inoltre, di essere stata vittima di un nuovo episodio di smarginamento (come si era verificato nel Capodanno del primo libro). A questo punto il lettore segue le loro vite attraverso l’interesse politico di Lina e l’insoddisfazione di Elena.

Questo terzo volume è interessante e stimolante, ricco come tutte le narrazioni della Ferrante, anche se, in alcuni punti, l’ho trovato poco scorrevole (probabilmente perché non ho apprezzato molte gli excursus politici del periodo) e mi hanno annoiata alcune parti che avrei voluto saltare per arrivare velocemente alle parti del romanzo più dense!

Nel compenso, come sempre, l’ho apprezzato; anche se le giovani portano avanti sempre di più il comportamento che all’inizio della serie avevano cercato di evitare: lasciano che molti aspetti delle loro vite gli scorrano addosso, impagabili e rassegnate.

Soprattutto Elena continua a perseverare sulla sua necessità di approvazione da parte della famiglia del marito e di tutte le personalità intellettuali che incontra; trascura spesso i propri desideri e i propri obbiettivi, gettando continuamente la narrazione nella disperazione e nella passività!

Non pensate che si tratti di una recensione negativa: un buon autore è capace di farti odiare i suoi personaggi se li sa descrivere davvero bene ed è fantastico!

Caterina

The Devil and the Lady | S. Pennacchio

Hey readers,

oggi vi porto una collaborazione con Sabrina Pennacchio, che mi ha gentilmente inviato il suo interessante manoscritto.

“The Devil and the Lady” è un romance innovativo e soprannaturale. L’anima… la parte più candida di noi… una singola pennellata, più scura delle altre, può davvero bastare a marchiarla per sempre? Fin dove può spingere il desiderio di salvezza che oscura il nostro cuore? Quel senso di inquietudine e di smarrimento, pronto a scendere sulla nostra testa come la falce della morte? Aleyn, colta da un’improvvisa disperazione e da un dolore costante che le pulsa nel petto, farà il primo, madornale, errore della sua vita: invocare il Diavolo in persona per supplicare il suo aiuto. Samael entrerà così nella sua vita, un passo felpato dopo l’altro, fino a scoprire chi ha lanciato la maledizione di morte certa che aleggia sulla testa della sua dannata per tutto il romanzo. Sabrina Pennacchio torna con un fantasy che, non solo ci porterà nella vita della protagonista, tra amore, perdite e fatali attrazioni, ma ci farà immergere in quella lotta tra il Bene e il Male che Samael e i suoi fratelli stanno combattendo dall’Alba dei Tempi: qual è la sottile linea che divide davvero giusto e sbagliato?

Il primo aspetto che mi sento assolutamente di sottolineare è l’ambientazione: ci troviamo a Benevento città storicamente conosciuta per la sua forte influenza magica; a questa città è collegata la credenza in un’antica dinastia di streghe (le Janara) indirizzate principalmente verso i raccolti appartenenti, quindi, al mondo contadino e popolare.

La scelta della protagonista è particolare ed insolita: insomma chi davanti a una lunga serie di tragedie si sarebbe riferita al diavolo in persona? Questa sembra proprio la ricetta perfetta per un romantico disastro annunciato…

La figura del Diavolo è pragmatica ed interessante, l’emblema perfetto del bad boy freddo e distaccato che punta unicamente ad ottenere l’anima della giovane per poi finire per affezionarsi a quella dolce e spaurita ragazzina che si mostra innocente verso il mondo che fa di tutto per andarle contro.

Possiamo definire questa lettura come un romance fantasy con alcune note investigative, quindi in questo testo trovate veramente un po’ di tutto!!!

Caterina

L’acol e la nostalgia | M. Enard

Hey readers,

“L’alcol e la nostalgia” è il romanzo di un altro sofferto rapporto: quello tra Occidente e Russia. È la storia di un interminabile viaggio in treno verso la Siberia, intrapreso da Mathias per accompagnare alla sepoltura nel suo villaggio natale il grande amico Vladimir. Un’amicizia difficile, nata come rivalità per una donna, Jeanne, prima fidanzata di Mathias a Parigi poi innamoratasi di Vladimir a Mosca. Quando il giovane francese raggiunge la ragazza in Russia si crea un appassionato e autodistruttivo triangolo amoroso, un percorso sentimentale segnato dall’alcol, dal sesso, dalla poesia, dalla droga, dalla follia. Mathias racconta questo viaggio interminabile attraverso distese di ghiaccio e di neve, betulle, tundra, spettri di deportati in Siberia e di cosacchi dell’Armata a cavallo: “…da solo con i ricordi, l’alcol e la nostalgia, è tutto quello che rimane, come diceva Čechov il medico morto bevendo champagne, da solo con qualche frase, qualche verso, qualche ricordo; forse Jeanne aveva ragione, finirò per perdermi in capo al mondo, per scomparire nella notte siberiana e colare a picco nel Pacifico, ancora diecimila verste… Ti ricordi Vlado, quando Jeanne ci ha presentati ti chiamavo principe Andrej perché mi ricordavi Bolkonskij con quella tua aria insieme nobile e fragile, sicuro di te anche se vacillavi nella violenza e nella droga come un salice…”

Il rapporto tra i tre personaggi è folle e assuefatto, si perdono tra sostanze, alcol e letteralmente qualsiasi cosa li allontani dalla fredda realtà sovietica a cui devono sottostare.

Questo piccolo libro è un piccolo tesorino di nostalgia e sofferenza, una nube densa piena di emozioni controverse e malinconiche. Il modo in cui i fatti sono narrati è strano, ma avvincente: leggendo la malinconia inonda il lettore, al contempo non si riesce a staccarsi dalla pagine! E’ un libro bellissimo che fonde la freddezza e l’apparente disconnessione dalla realtà tipica della narrazione russa e la caratteristiche immutabili della letteratura francese.

Si tratta dell’elegia di un’amicizia, la fine di un rapporto nato dal niente che immensamente sembra indispensabile, un rapporto interrotto che il protagonista sente improvvisamente riaffiorare al momento della morte. Trovo poetico il viaggio in treno e il “percorso” per ricongiungersi all’amico.

Poetico. Freddo. Assuefatto… e magico.

Caterina

Love Trotter. Il primo viaggio insieme | B. Buozzi

Hey readers,

oggi vi porto un freebie che l’autrice ha pubblicato per il lancio dell’omonimo libro “Love Trotter”.

“Love Trotter. Il primo viaggio insieme” si apre all’aeroporto di Helsinki, la sera della vigilia di Natale. Diana sta rientrando da un viaggio di lavoro in Finlandia ma per colpa di un’improvvisa nevicata il suo volo è in ritardo. Insieme ai pochi passeggeri rimasti si imbarca su un Airbus iniziando un viaggio incredibile. Guardando attraverso l’oblò vede chi era e scopre chi potrebbe diventare, e realizza che il destino è un libro da scrivere che dipende esclusivamente dal suo autore.

La scrittura è piacevole e scorrevole. L’autrice riesce ad interessare e coinvolgere il lettore in sole 23 pagine, quindi sicuramente promette benissimo per una possibile lettura del libro di cui questo è semplicemente un’anticipazione.

Considerando che è breve e gratuito il mio consiglio è quello di provare a fidarsi di quest’autrice e perdersi tra i dialoghi, ricchi di spunti e riflessioni; magari potreste scoprire che Bea Buozzi è la vostra nuova autrice del cuore!

Mi è piaciuto, sin da subito, il carattere della protagonista e la sua dedizione al lavoro, la passione per il viaggio e l’impegno nella propria professionalità sono cose che appartengono anche al mio carattere quindi bellissimo!

L’unica pecca che mi sento di farvi presene è che si tratta di una lettura che prende assolutamente spunto dal Canto di Natale di Charles Dickens; proprio per questo motivo vi consiglio di recuperare il testo “originario” di cui trovate qui la recensione prima di dedicarvi a questo.

Caterina

Mare al mattino | M. Mazzantini

Hey readers,

oggi vi porto la mia prima lettura di Margaret Mazzantini, che mi ha colpita e coinvolta… sono certa che non sarà l’ultima!!

“Mare al mattino” è una narrazione da due punti di vista. Da un lato abbiamo Jamila e Farid, la donna è una giovanissima vedova libica che ha unito tutti i risparmi di una vita per affrontare un viaggio infernale col figlio verso una vita migliore; i due hanno deciso di fuggire dopo che i soldati hanno attaccato il loro villaggio nel deserto e hanno ucciso il marito che si era rifiutato di combattere con loro. Dall’altro abbiamo Vito e sua madre Angelina che si trovano in Sicilia; la storia dei due e altrettanto travolgente, o quantomeno lo è quella di Angelina; lei, infatti, è stata araba per un periodo della sua vita, la donna è nata da due coloni italiani in Libia, persone umili che si dedicavano alla produzione di candele e che si erano recati in Africa per sfuggire alla fame. Le due storie strazianti si uniscono senza mai venire in contatto diretto: seguiamo tutte le tappe del viaggio di Jamila e Farid dalla loro casa fino a quel mare pieno di possibilità quanto di pericoli e ripercorriamo la cacciata dei tripolini del 1970 tramite i ricordi di Vito che riaffiorano confusamente ricostruendo quanto narratogli dalla madre. Ci troviamo davanti a molti viaggi, molte persone che perdono tutto quello che hanno per una possibilità migliore, non ci resta che scoprire se “il gioco varrà la candela”.

Questo libro è stata una straordinaria fonte di informazioni sia per quanto riguardala storia della Libia sia per quanto riguarda il colonialismo italiano. L’autrice è riuscita ha inserire una discreta quantità di nozioni lasciando che queste si “fondessero” con la sua trama, non ha trascurato gli aspetti umani soffermandosi attentamente sulle emozioni che in ogni pagina travolgono i personaggi.

Personalmente l’ho trovato molto interessante perché, molte delle informazioni sul colonialismo, non le conoscevo o, quantomeno, non le ricordavo con chiarezza rispetto a quanto appreso a scuola. La cosa che mi ha colpito è che dietro a ogni migrazione, a ogni viaggio c’è una speranza, un desiderio di avere la propria possibilità.

E’ un romanzo immensamente attuale e ricco di spunti riflessione, mi sento assolutamente di consigliarlo a qualsiasi tipo di pubblico: tratta anche argomenti crudi con sensibilità, è coinvolgente, scorre in maniera perfetta… insomma è un piccolo gioiello!

Caterina

Ho disegnato un sorriso sulla mia mascherina | M. Camera

Hey readers,

oggi vi porto un dolce romanzo che mi è stato gentilmente inviato dall’autrice, che ci tengo a ringraziare moltissimo per la disponibilità e la fiducia nell’affidarmi il suo manoscritto.

“Ho disegnato un sorriso sulla mia mascherina” racconta la storia di Amélie Amius, una ragazza di trent’anni, di origine francese, che vive a Milano con il suo amato meticcio Oliver, nel quartiere NoLo. Segno zodiacale Scorpione, Amélie è una scrittrice auto editata che, per arrivare a fine mese, è costretta a dividersi tra due lavori. Tuttavia, solo nella scrittura riesce ad esprimere tutto il suo vissuto, la sua storia e il suo turbamento interiore, che così prende forma e si libera. Le sue parole, come nuvole sospese, accendono nel cuore di chi legge infinite attese. Non solo prosa, ma tanta poesia. La sua vita viene sconvolta proprio il giorno del suo onomastico, il 5 gennaio, da un evento traumatico che la fa precipitare nel buio più profondo. Da quel momento le cose prendono una piega inaspettata: sogno e realtà si mescolano, e come pagine dello stesso libro, svelano – una dopo l’altra – i segreti più nascosti, i nuovi sentimenti che fanno battere il suo giovane cuore. Non solo nonna Céléste le sarà accanto nel lungo percorso in Terapia intensiva.

Una parentesi interessante che ci tengo ad aprire è che l’autrice è una rinomata infermiera e questo si evince chiaramente anche nella lettura. La terminologia, dettagliata ma sempre spiegata, ci permette di immergerci a pieno nella realtà ospedaliera e dalle emozioni è logico dedurre come chi scrive si sia trovato davanti a realtà molto simili e sappia esattamente cosa si scatena nel cuore delle persone (trovo questa cosa meravigliosa!).

La descrizione dell’ambiente della terapia intensiva è dettagliata e molto “sensoriale”, non so come spiegare meglio questa sensazione, ma riuscite, leggendo, a vedere quell’ambiente, a osservare i tubi che si inseriscono nel corpo di Amélie, ad annusare l’odore di pulito e cura attenta verso il corpo inerme della ragazza,… vi avevo avvertito che non avrei saputo spiegare quello che ho provato leggendo e l’unica cosa che posso consigliare è di non lasciarvi scappare questo volumetto!

Senza farvi spoiler posso dirvi che sarà una lettura breve, ma che vi farà versare qualche lacrima sincera e un po’struggente, prova di una buona capacità espositiva e narrativa da parte di chi scrive.

Caterina

L’amore ai tempi del Covid-19 | A. Manzini

Hey readers,

Oggi vi porto una simpatica e breve lettura Sellerio editore; si tratta di un testo gratuito su tutti gli store digitali, quindi non avete scuse per non dargli una possibilità.

“L’amore ai tempi del Covid-19” é un omaggio di Antonio Manzini ai lettori, un racconto inedito, un’indagine di Rocco Schiavone per sorridere un po’ e sostenere, chi lo volesse, l’ospedale Spallanzani di Roma con una donazione all’indirizzo: https://donazioni.inmi.it/. A poche settimane dall’uscita di Ah l’amore l’amore, l’ultimo romanzo che lo ha visto protagonista, torna in questo inedito racconto il vicequestore Rocco Schiavone alle prese con un’indagine in un’Aosta blindata, specchio fedele dell’Italia di questo momento. Schiavone dovrà uscire, suo malgrado, per affrontare il caso di un uomo trovato morto chiuso in casa, nei giorni in cui tutto è fermo a causa del Covid-19, «una rottura che ha superato il decimo livello».

Oltre alla bella e nobile iniziativa che si cela dietro questa lettura, mi sento di consigliare di godersi questi piacevoli attimi in compagnia del vicequestore Schiavone per godere dell’amara ironia che si cela tra le righe. Senza farvi troppi spoiler (essendo solo una trentina di pagine è facile!) posso assicurarvi che il finale vi farà fare un sorriso.

Trovo che il testo in maniera concisa, ma, al contempo, ricca di dettagli riesce a riflettere su carta lo stile di vita che si respirava nel primo lockdown, soprattutto nella parte iniziale non riuscirete a leggere senza sentirvi chiamati in causa e co-partecipanti della situazione.

Caterina

Una storia semplice | L. Sciascia

Hey readers,

oggi vi porto un nuovo libro di Sciascia, un autore che apprezzo sempre molto!!! [vi lascio linkato qui l’altro articolo di Sciascia presente sul blog – Alfabeto Pirandelliano]

“Una storia semplice” si apre la sera prima della Festa di San Giuseppe (una festività molto sentita che prevede un vero e proprio giorno di festa). La stazione di polizia riceve un’insolita telefonata dalla residenza di un noto diplomatico residente all’estero da molto tempo; la persona dall’altro capo del telefono dichiara di “aver trovato qualcosa”. Il commissario, abbastanza sorpreso, dice al brigadiere che si tratta sicuramente di uno scherzo e che non deve preoccuparsi di andare a controllare. Tuttavia il brigadiere si reca comunque a dare un’occhiata nella villetta diroccata e lì, riverso su una scrivania, trova il corpo del diplomatico colpito alla tempia da un colpo d’arma da fuoco. Dispone subito che non si tocchi niente e che venga chiamata immediatamente la scientifica e le varie unità d’indagine; nonostante tutto appaia come un banale suicidio sembra molto dubbio il biglietto “Ho trovato” rinvenuto accanto al corpo. L’arma utilizzata sembra una vecchia pistola di guerra e tutte le informazioni rinvenute sulla scena del delitto danno un’idea molto chiara a tutti coloro che la vedono, portandoli a un’ovvia conclusione che solo il brigadiere si sentirà di mettere in dubbio sin dall’inizio…

Ho trovato immensamente interessante che il romanzo si ispiri a una storia vera, ossia il furto della Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi di Caravaggio risalente al 1969 e tutt’ora mai rinvenuta. Tra l’altro, se posso darvi un’ulteriore informazione, nel 1991 con regia e sceneggiatura di Emidio Greco è stato realizzato un omonimo film e successivamente si è ispirata nel 2018 la sceneggiatura del film Una storia senza nome.

Tutta la narrazione non si incentra sulla risoluzione del caso se non secondariamente, la vera argomentazione e critica mossa dall’autore è quella alla situazione di forte corruzione della polizia nella sua terra d’origine, ossia la Sicilia. In un certo senso è un riferimento a tutti i casi che si sono susseguiti nel tempo, a tutte le volte che sono state insabbiate, corrotte e manipolate indagini, soprattutto ai danno di innocenti.

Trovo che questo testo sia una rappresentazione breve ma immensamente chiara della Mafia e di come questa si propaghi e si dirami in tutte le sfaccettature della società, anche in quelle insospettabili. Il tutto nascosto sotto il velo dell’indifferenza e del completo e totale disinteresse di tutti coloro che non si sentono toccati in prima persona da quanto accade attorno a loro.

Caterina